certe affermazioni

Certe affermazioni mi lasciano senza parole. E credo che questo disorientamento sia capitato a tutti nella vita almeno una volta. La scuola è spesso citata per una certa arretratezze e parlando con persone che lavorano in altri ambienti noto la differenza. Ne soffro ma cerco di tirare avanti rubando argomenti e idee da riproporre in caso di discussioni o da usare nei momenti di maggior sconforto.

Capita, tuttavia, di sentire affermazioni cui non so cosa rispondere, ma che illuminano atteggiamenti altrimenti incomprensibili. Una volta una collega mi ha detto:

“Non vado su Facebook perché è inutile”

Non nel senso che è inutile che lei vada su Facebook perché non trova ciò che lei vorrebbe. Non era un’affermazione su di sé. Il significato è “Facebook è inutile, quindi non ci vado”. Era un giudizio sul mondo.

Sono rimasto senza parole. Ho abbozzato una frase del tipo Un fenomeno che coinvolge centinaia di milioni di persone… ma non era una risposta adeguata. In fondo quante cose prive di utilità hanno fatto, fanno e faranno gli uomini e le donne? Tante quante sono i post che quotidinamente un miliardo di persone lancia su Facebook.

Era una affermazione a suo modo nuova. Ho sentito che Facebook è immorale, pericoloso, sfogatoio di persone socialmente problematiche. Ma inutile mai. Agli occhi di questa persona i cinesi che vorrebbero accedere al social network non di stato e libero sono incomprensibili; le donne dei paesi arabi che postano messaggi sono delle illuse. Ma anche io che spedisco link, commenti e fotografie con gli amici sono irretito in una specie di velo di Maya.

Questo non mi turba troppo. Quello che mi chiedo è un’altra cosa: che giudizio dà questa persona degli studenti, il 99% dei quali ha un account Facebook?

domande che qui non ci facciamo

Si discute della mortalità scolastica, delle nefandezze degli studenti e della precarietà di molti docenti. Alcuni avventurosi chiedono se la “rivoluzione digitale” sia tutta nelle pagelle elettroniche. Le aule con le LIM restano inutilizzate in attesa della macerazione. Le case editrici spacciano per e-books la versione PDF dei libri cartacei o se producono qualcosa di originale lo vincolano a software proprietari che contraddicono qualsiasi progetto a lunga scadenza e così dimostrano la totale ignoranza della rivoluzione culturale e tecnica in corso.

Poi ci sono le domande che nella scuola italiana non sono formulate. Fortunatamente in altri luoghi dell’universo persone sagge e intelligenti le pongono e cercano delle risposte. Per esempio un articolo di Mashable chiede: quali sono i college più social? Una infografica che segnala quantità di follower, like e altre cose su Facebook, Twitter, Pinterest, Klout, Youtube, Google+. Ai primi tre posti troviamo: Stanford, Harvard, Luisiana State University. Per illuminare la profondità del fenomeno basta ricordare che Harvard è una delle università i testa nell’erogazione di corsi MOOC ma anche Stanford non è da meno.

Non so che altro dire. Forse che se esperienza e laurea fossero esportabili, penserei a cambiare luogo d’insegnamento.

internet, social network, youtube e numeri

Un filmato di 5 minuti preso da Slideshare che snocciola una serie di dati su internet, mail e social network: traffico, quantita’ di pagine viste, mail inviate, server attivati da Facebook, quantità di filmati visti su youtube.

Questo filmato lo confronto con un libro che sto leggendo: Ti odio su Facebook. Come sconfiggere il mito dei brigatisti da social network prima che imbavagli la rete, Mimesis, 2010 di Fabio Chiusi. Nel libro Chiusi tratta della relazione fra Facebook, politici e carta stampata. Una relazione in cui alcuni politici presentano Facebook come un pericolo sociale e politico da arginare, controllare e da cui è meglio allontanarsi. Ma così fraintendono la complessità dei social network, delle persone che li usano, delle dinamiche sociali e comunicative coinvolte.

Il filmato aggiunge alle storie e alle analisi di Chiusi dei dati sull’uso della rete, dei social network che secondo me riportano alle proporzioni reali le pretese di controllo o di demonizzazione di Facebook e di internet in generale.

Mi pare di essere banale ad aggiungere che occorre pensare in modo serio i diritti e i doveri della nostra vita futura. Analizzare le dinamiche sociali, comunicative e etiche oltre che economiche dei social network.

Avviso per chi avvia il filmato: abbassate il volume delle casse perché l’accompagnamento musicale è forte.

The State of The Internet

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