100 giorni e trump

Ha fretta. Molta fretta.

Sa che i primi 100 giorni di presidenza sono cruciali per i 4 anni successivi. Lo sa lui e lo sanno i suoi avversari. 100 giorni, poco più di tre mesi. Se fa quello che ha promesso, ha l’America in pugno. Se non fa quello che ha promesso, non sarà la stessa cosa: meno credibilità, meno consenso. 100 giorni per valutare i prossimi 4 anni.

Per questo ha fretta e prosegue lo stile da campagna elettorale.

La politica è attività simbolica 

L’amministrazione ha il compito di risolvere i problemi. La politica quello di riunire gli uomini nell’idea emozionante che i problemi possano essere colti in un orizzonte anche simbolico. Perciò abbiamo bisogno di buoni politici.

Per associare gli uomini e le donne ci si può contrapporre ad altri, dei “loro” che possono diventare anche il “nemico” da cui differenziarsi, da isolare o da distruggere. La linea tracciata fra “noi” e “loro” non è concreta ma simbolica, emotiva spesso pseudo razionale. Come in tutte le linee di confine, le proiezioni e i fantasmi degli abitanti ai due lati della demarcazione spesso la fanno da padrone. Insistere troppo sulla differenza rispetto all’altro significa alimentare stereotipi con l’annessa paura di essere contaminati dal nemico.

Il leader può anche farsi carico degli errori e delle speranze della propria parte, indipendentemente dall’altro. Trovare le ragioni del “noi” nelle speranze e nei limiti comuni.

Un buon politico usa la simbologia e la retorica per trovare un equilibrio fra questi due aspetti in tensioni.

purificare e distruggere

semelinAnni fa comprai un libro di Jacques Semelin: Purificare e distruggere. Esamina diversi stermini, genocidi che si sono succeduti nel Novecento: Shoah, ex Jugoslavia, Ruanda. Il sottotitolo è “Usi politici dei massacri e dei genocidi”.

La ricchezza e la complessità dello studio, che ha richiesto più di venti anni di ricerche e studi, emerge dai titoli dei capitoli:

  1. Gli immaginari della distruttività sociale
  2. Dal discorso incendiario alla violenza sacrificale
  3. Contesto internazionale, guerra e media
  4. Le dinamiche del massacro
  5. Le vertigini dell’impunità
  6. Gli usi politici dei massacri e dei genocidi

Il libro è poderoso, 500 pagine compresi indici e bibliografia, e confesso di averlo letto irregolarmente e non in sequenza. Tuttavia è molto interessante. Le analogie con il presente sono molte e potrebbe essere facile stabilire delle corrispondenze troppo schematiche e rigide, tuttavia alcune cose mi danni da pensare. Uno dei fattori ricorrenti della violenza politica è l’isolamento mediatico, imposto o frutto di eventi storici, per cui le notizie provenienti dagli “altri” sono false, inattendibili, espressione di un complotto politico o economico. Ora nella società condivisa, quale pare essere quella in cui viviamo, l’isolamento potrebbe essere ridotto: informazioni distribuite e pubbliche, empatia e quant’altro possono rendere più difficile la strategia politica dell’isolamento. Ma non ne sono così certo, perché proprio l’angoscia suscitata dall’infinita massa dei dati innesca chiusura, sordità, impermeabilità a ciò che smentisce le mie idee.

In questo senso mi vengono in mente due frammenti di Eraclito:

Perciò bisogna seguire ciò che è comune: il Discorso è comune, ma i più vivono come avendo ciascuno una loro mente.

Per i desti il mondo è uno e comune, ma quando prendono sonno si volgono ciascuno al proprio.
Eraclito. I frammenti e le testimonianze, a cura di Carlo Diano e Giuseppe Serra, Mondadori – Fondazione Lorenzo Valla, Milano, 1994, frammenti 7 e 9.

Snowden

imagesHo visto il film Snowden di Oliver Stone. Gran film che però alla fine non mi ha fatto arrabbiare più di tanto, forse perché sapevo già come è andata a finire.

Anche in questa occasione l’Amministrazione americana non ci fa una bella figura, per usare un eufemismo. La schifezza che emerge dal film è che i servizi segreti americani hanno liberamente e, almeno fino a un certo momento, impunemente ficcato il naso nelle faccende private di cittadini americani e non solo americani. Sotto l’ombrello della guerra al terrorismo e della guerra combattuta nei server e non per terra, l’NSA ne ha fatte di cotte e di crude; senatori hanno coperto con menzogne o mezze verità; un Presidente ha dato il via alla cosa (Bush) mentre un secondo l’ha in parte proseguita (Obama). Insomma ce ne è per tutti.

Ma poco prima di vedere il film ho trovato due documenti, strani di questi tempi. Il primo è un documento della Director of National Intelligence (DNI) con il quale si danno delle indicazioni a coloro che vogliano denunciare abusi per ridurre i casi di omertà o pressione di cui la vicenda Snowden è ricca. Per alcuni questo documento è ancora troppo poco, per altri è comunque qualcosa. Da osservatore esterno non qualificato mi stupisce questo pragmatismo che affronta i problemi. Una piccola aggiunta: il documento parla di diritto di chi denuncia gli abusi (whistleblower) a essere protetto e difeso fra i diritti fondamentali.

Poi un secondo documento, della Pen America, che analizza il rapporto fra giornalisti e servizi segreti. Problemi trattati: verità, fonti, servizi segreti, cosa fare e cosa dire. Esiste qualcosa in Italia?

In ogni caso: continuo a pensare che la guerra on-line sia reale; che il terrorismo non sia una invenzione/creazione dei servizi segreti. Un conto è nascondere fatti, un conto è manipolare le persone, una terza cosa sono gli eventi.

Essere pagati per governare 

Niente da fare, da qualunque parte si guardi la questione è un atto antidemocratico e distruttivo.

Trump che si priva dello stipendio di presidente e vuole ricevere 1 euro sta facendo un atto grave per il suo significato. Essere pagato significa mettersi al servizio di chi ci paga, nel suo caso lo Stato Americano. Significa riconoscere che c’è un’autorità a cui deve fare riferimento.

Poi implicitamente insulta tutti coloro che per guadagnare devono lavorare e mettersi al servizio di qualcuno o qualcosa. Non è un atto di rispetto o di umiltà ma di arroganza fatto per esercitare il potere personale all’interno delle istituzioni e avere l’ammirazione di chi non riesce a mettere assieme il pranzo con la cena.