Snowden

imagesHo visto il film Snowden di Oliver Stone. Gran film che però alla fine non mi ha fatto arrabbiare più di tanto, forse perché sapevo già come è andata a finire.

Anche in questa occasione l’Amministrazione americana non ci fa una bella figura, per usare un eufemismo. La schifezza che emerge dal film è che i servizi segreti americani hanno liberamente e, almeno fino a un certo momento, impunemente ficcato il naso nelle faccende private di cittadini americani e non solo americani. Sotto l’ombrello della guerra al terrorismo e della guerra combattuta nei server e non per terra, l’NSA ne ha fatte di cotte e di crude; senatori hanno coperto con menzogne o mezze verità; un Presidente ha dato il via alla cosa (Bush) mentre un secondo l’ha in parte proseguita (Obama). Insomma ce ne è per tutti.

Ma poco prima di vedere il film ho trovato due documenti, strani di questi tempi. Il primo è un documento della Director of National Intelligence (DNI) con il quale si danno delle indicazioni a coloro che vogliano denunciare abusi per ridurre i casi di omertà o pressione di cui la vicenda Snowden è ricca. Per alcuni questo documento è ancora troppo poco, per altri è comunque qualcosa. Da osservatore esterno non qualificato mi stupisce questo pragmatismo che affronta i problemi. Una piccola aggiunta: il documento parla di diritto di chi denuncia gli abusi (whistleblower) a essere protetto e difeso fra i diritti fondamentali.

Poi un secondo documento, della Pen America, che analizza il rapporto fra giornalisti e servizi segreti. Problemi trattati: verità, fonti, servizi segreti, cosa fare e cosa dire. Esiste qualcosa in Italia?

In ogni caso: continuo a pensare che la guerra on-line sia reale; che il terrorismo non sia una invenzione/creazione dei servizi segreti. Un conto è nascondere fatti, un conto è manipolare le persone, una terza cosa sono gli eventi.

internet, social network, youtube e numeri

Un filmato di 5 minuti preso da Slideshare che snocciola una serie di dati su internet, mail e social network: traffico, quantita’ di pagine viste, mail inviate, server attivati da Facebook, quantità di filmati visti su youtube.

Questo filmato lo confronto con un libro che sto leggendo: Ti odio su Facebook. Come sconfiggere il mito dei brigatisti da social network prima che imbavagli la rete, Mimesis, 2010 di Fabio Chiusi. Nel libro Chiusi tratta della relazione fra Facebook, politici e carta stampata. Una relazione in cui alcuni politici presentano Facebook come un pericolo sociale e politico da arginare, controllare e da cui è meglio allontanarsi. Ma così fraintendono la complessità dei social network, delle persone che li usano, delle dinamiche sociali e comunicative coinvolte.

Il filmato aggiunge alle storie e alle analisi di Chiusi dei dati sull’uso della rete, dei social network che secondo me riportano alle proporzioni reali le pretese di controllo o di demonizzazione di Facebook e di internet in generale.

Mi pare di essere banale ad aggiungere che occorre pensare in modo serio i diritti e i doveri della nostra vita futura. Analizzare le dinamiche sociali, comunicative e etiche oltre che economiche dei social network.

Avviso per chi avvia il filmato: abbassate il volume delle casse perché l’accompagnamento musicale è forte.

The State of The Internet

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