ciclo scolastico

È una questione di calendario molto semplice: a settembre iniziano le scuole. È cosa che ciclicamente suscita curiosità.

Tutta roba prevista e nota.

Eppure ogni anno i docenti si chiedono come saranno gli studenti, rivedono gli argomenti e poi si chiedono se, come, quando e con quali risultati.

Cioè ogni anno i docenti ci provano, ci credono. Cioè ogni anno ricominciare non è solo una questione di calendario, di tempo che scandisce i suoi impegni. Non si ricomincia tutti gli anni ma a ogni anno si inizia come se fosse la prima volta.

resistenze alla didattica online

Quando si parla di didattica digitale, spesso leggo o ascolto prese di posizioni drastiche e nemmeno troppo velatamente catastrofiche. Spesso sono enunciate da persone o gruppi che associano l’uso di strumenti informatici, social network e altre cose “digitali” a una certa spersonalizzazione. Inoltre alcuni sostengono che essendo internet “solo” uno strumento occorre in qualche modo misurarne, se non ridimensionarne, la portata rispetto al fine pedagogico della scuola o in generale dell’insegnamento. In ogni caso c’è una forte dose di ironia, se non sarcasmo, di fronte alle nuove tecnologie, vissute nel migliore dei casi come un’innovazione non innovativa. Potrei dire che per molti è una “americanata”.

Qua vorrei concentrarmi sulla seconda affermazione: sono i fini pedagogici e didattici a dover misurare, e se necessario limitare, l’ingresso di “internet” nella scuola. Elenco alcune osservazioni:

  • Non sopravvaluterei la capacità degli “obiettivi formativi” di incidere sul comportamento o sulle abitudini delle ragazze/i. Spesso tali obiettivi sono le enunciazioni delle speranze dei docenti.
  • Ammettendo che gli “obiettivi formativi” siano incisivi, occorre specificare a cosa ci si riferisce quando si dice che sono rivolte alla “persona”. Non credo a una persona reale, quanto a un’astrazione frutto di una certa quantità di letture e di discussioni che non tengono conto degli studenti concreti. In questi casi, l’obiettivo è lo “sviluppo personale” nelle “dinamiche sociali” con “adeguati strumenti concettuali”, “linguaggio disciplinare” e “consapevole acquisizione delle competenze”. Ma se non  si riconosce che scrivere su Facebook, per esempio, implica comunicare in un contesto sociale complesso, che richiede competenze linguistiche, sociali, logiche ed empatiche talvolta elevate, allora lo “sviluppo personale” e la “consapevole acquisizione di competenze” restaranno dichiarazioni formali che allontanano ragazzi e ragazze dall’apprendimento.
  • Quale che sia l’obbiettivo didattico e formativo, queste affermazioni non colgono il vero nocciolo della questione: “internet” sta cambiando in modo profondo e irreversibile il modo di intendere la condivsione della conoscenza. Da questo punto di vista, sono proprio i fini dell’educazione e della didattica a dover essere messi in discussione. Ovvero cambiando lo strumento, cambiano modi e in qualche misura i fini sono influenzati.

iniziare con Schoology

Iniziato il lavoro in aula mi sto organizzando anche con schoology. Devo dire che è stato studiato bene per i docenti: è possibile creare una propria libreria di attività, risorse e documenti; la gestione degli studenti è abbastanza agevole. Il problema è se si lavora in più scuole perché occorre iscriversi con una nuova mail e unire i corsi precedenti nel nuovo.
Mi resta sempre la nostalgia per Moodle con il quale la parola “amministratore” significava qualcosa di impegnativo e appassionante.

dubbi sul primo incontro

Ogni anno è la stessa cosa. Ci penso, mi preparo, configuro le possibili strategie ma poi resto con gli stessi dilemmi.
Come comportarmi con le classi, al primo incontro?
Come in tutte le relazioni fra gli esseri umani, il primo impatto è determinante. All’università il professore di semiologia, quando presente, teneva lezioni molto interessanti sulla “struttura d’esordio” dei racconti e dei romanzi.
Anche i venditori sanno perfettamente che essere i primi a proporre l’offerta può essere molto rischioso.
Per ragioni istituzionali tocca al professore fare la prima mossa. Meglio push e determinato o più morbido e possibilista? Meglio insistere sui voti o sul clima della classe?
Ogni anno ho l’impressione di sbagliare.