Whitman: All truths wait in all things

La verità è in attesa in ogni cosa,
Non affretta né ostacola il suo parto,
Non ha bisogno del forcipe né del chirurgo,
L’irrilevante è importante ai miei occhi quanto il resto
(Cosa è inferiore o superiore al tatto?).

La logica e i sermoni non convincono mai,
L’umido della notte penetra più profondamente nella mia anima.

(Solo ciò che dà la prova di sé a ogni uomo e a ogni donna,
Solo ciò che nessuno smentisce è così).

Un solo attimo e una mia sola stilla mettono in ordine la mente,
Credo che ogni zotico possa diventare lampada e amante,
E che il compendio dei compendi è la carne dell’uomo e della donna,
E sommità fiorita il sentimento che hanno l’uno per l’altra.
E che devono diramarsi senza limiti da quella lezione finché diventi onnifica,
E finché tutti ci daranno gioia, e noi a loro.

Walt Whitman, Foglie d’erba, Rizzoli, 1988, pag. 187 – 189, traduzione di Ariodante Marianni.

100 giorni e trump

Ha fretta. Molta fretta.

Sa che i primi 100 giorni di presidenza sono cruciali per i 4 anni successivi. Lo sa lui e lo sanno i suoi avversari. 100 giorni, poco più di tre mesi. Se fa quello che ha promesso, ha l’America in pugno. Se non fa quello che ha promesso, non sarà la stessa cosa: meno credibilità, meno consenso. 100 giorni per valutare i prossimi 4 anni.

Per questo ha fretta e prosegue lo stile da campagna elettorale.

corsi per tante persone di tante parti del mondo

Ho partecipato a un corso MOOC organizzato da Coursera sulla storia di internet. L’esperienza è stata coinvolgente e interessante.

Ora apprendo da un tweet di Eleonora Pantò di un articolo del New York Times che descrive il fenomeno riportando che i MOOC sono in crescita. Questi tipo di corsi sono diversi dagli open courseware delle università o dai filmati su Khan, perché sono pensati come veri e propri corsi universitari destinati appositamente a una grande quantità di persone di tutto il mondo, con esercitazioni, test, hangout su Google. Non sono solo i video di lezioni dal vivo.

Certamente pongono dei problemi: copiare è facile; i professori devono eliminare l’interazione con gli studenti, data la massa dei partecipanti. Nondimeno i docenti mettono a disposizione documenti di qualità; i corsi sono strutturati rigorosamente; partecipanti di stesse zone geografiche si incontrano anche nella vita reale. Il New York Times si lancia in un paragone con i social network tipo Facebook per il social mood che li anima.

Il corso che ho frequentato, inoltre, mi ha permesso di fare un’esperienza importante per il mio mestiere di docente: la peer review. Per sopperire alle difficoltà legate alla correzione di alcune prove si ricorre alla peer review, che risulta essere rigorosa quanto quella dei docenti universitari. Esperienza importante perché leggere per correggere, senza risultare offensivo, dei testi scritti da sconosciuti che abitano in chissà quale parte del mondo, è molto impegnativo. Si impara una forma di rigoroso rispetto educativo che la tradizionale lezione in aula uccide.

Detto ciò, taccio sul panorama dell’educazione online in Italia.

deportazione degli Ebrei a Roma

Non credo che sia banale o scontato ricordare gli eventi accaduti nell’ottobre del 1943 a Roma. Perché 69 anni sono molti ma non così tanti. Anche perché quando le società passano periodi di crisi un po’ troppo lunghi arrivano Pogrom o Ebrei gettati nei pozzi o vetrine di negozi di Ebrei rotte o pestaggi di Ebrei.

Sabato 16 ottobre 1943 alle 5.30 le SS rastrellano il Ghetto di Roma. Come riportato da Bibliostoria le SS “(…) rastrellano 1024 persone, tra cui oltre 200 bambini. Due giorni dopo, alle 14.05 del 18 ottobre, diciotto vagoni piombati partiranno dalla stazione Tiburtina. Dopo sei giorni arriveranno al campo di concentramento di Auschwitz in territorio polacco. Solo quindici uomini e una donna (Settimia Spizzichino) ritorneranno a casa dalla Polonia. Nessuno dei duecento bambini è mai tornato”.

Raccolta di testimonianze e documenti.

certe affermazioni

Certe affermazioni mi lasciano senza parole. E credo che questo disorientamento sia capitato a tutti nella vita almeno una volta. La scuola è spesso citata per una certa arretratezze e parlando con persone che lavorano in altri ambienti noto la differenza. Ne soffro ma cerco di tirare avanti rubando argomenti e idee da riproporre in caso di discussioni o da usare nei momenti di maggior sconforto.

Capita, tuttavia, di sentire affermazioni cui non so cosa rispondere, ma che illuminano atteggiamenti altrimenti incomprensibili. Una volta una collega mi ha detto:

“Non vado su Facebook perché è inutile”

Non nel senso che è inutile che lei vada su Facebook perché non trova ciò che lei vorrebbe. Non era un’affermazione su di sé. Il significato è “Facebook è inutile, quindi non ci vado”. Era un giudizio sul mondo.

Sono rimasto senza parole. Ho abbozzato una frase del tipo Un fenomeno che coinvolge centinaia di milioni di persone… ma non era una risposta adeguata. In fondo quante cose prive di utilità hanno fatto, fanno e faranno gli uomini e le donne? Tante quante sono i post che quotidinamente un miliardo di persone lancia su Facebook.

Era una affermazione a suo modo nuova. Ho sentito che Facebook è immorale, pericoloso, sfogatoio di persone socialmente problematiche. Ma inutile mai. Agli occhi di questa persona i cinesi che vorrebbero accedere al social network non di stato e libero sono incomprensibili; le donne dei paesi arabi che postano messaggi sono delle illuse. Ma anche io che spedisco link, commenti e fotografie con gli amici sono irretito in una specie di velo di Maya.

Questo non mi turba troppo. Quello che mi chiedo è un’altra cosa: che giudizio dà questa persona degli studenti, il 99% dei quali ha un account Facebook?

storia di internet e coursera

Dall’inizio di agosto frequento un corso online, gratuito, organizzato da www.coursera.org sul tema Internet, History and Security, tenuto dal Prof. Severance dell’Università del Michigan. L’esperienza è interessante da diversi punti di vista.

Un dato mi ha emozionato, i partecipanti: 40.000 iscritti; partecipanti alla prima settimana 10.000; prima prova consegnata 5.800 circa. Gli iscritti sono di tutte le nazioni, età, culture e religioni: Ghana, Malesia, Iran, Brasile, Italia, USA. Le ragioni per cui partecipano sono le più diverse: un ragazzo malese di 18 anni è stato in prigione e vuole dimostrare che può riscattarsi, gli anziani vogliono tenere la mente sveglia e allenata, molti vogliono “capire come funziona intenet”.

E’ la prima volta che sperimento direttamente la capacità di internet di condividere conoscenza, esperienze al di là di culture, idee, nazioni, regimi politici. Neanche Facebook mi ha mai fatto sperimentare ciò perché ognuno costruisce, anche inconsapevolmente, una rete di amicizie a propria immagine e somiglianza: pur avendo, poniamo, 1000 amici, posta regolarmente con 20, che sceglie.

Il Prof. Severance mette a disposizione materiale, interessante, affidabile e originale. Le lezioni consistono di filmati in cui discute gli eventi documentando sempre con rigore ogni affermazione significativa ed esplicitando la sua posizione, che invita a discutere e criticare nei forum.

Mi è venuto spontaneo confrontare questo corso con la situazione in Italia. Ho sicuramente una conoscenza parziale del sistema universitario italiano; conosco alcune esperienze importanti e ho partecipato a corsi tenuti dall’Università della Tuscia. Tuttavia mi pare che non ci sia nulla di paragonabile. Rimanderei l’analisi delle ragioni di questa differenza, tuttavia mi pare di poter dire una cosa: organizzare una serie di corsi gratuiti online su svariati argomenti – fisica, internet, musica, logica, neuroscienze – presuppone una mentalità democratica, aperta che in Italia non esiste. La democrazia per radicarsi nei pensieri e nei comportamenti delle persone – uomini e donne – richiede tempo, esperienze, cultura, istruzione. E l’Italia deve ancora farne di strada.

Agenda Digitale Italiana

L’Ideario dell’Agenda Digitale Italiana

Ricevo da Lorenzo Benussi www.linkedin.com/in/lorenzobenussi

http://adi.ideascale.com
contatti: adisocial@istruzione.it
#adisocial

Il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca nel contesto dell’Agenda Digitale Italiana lancia l’IDEARIO dell’Agenda Digitale Italiana, una discussione virtuale sulle azioni per sviluppare una strategia digitale in Italia. La discussione è aperta a tutti i cittadini, imprese e organizzazioni della società civile che intendano proporre delle idee inerenti agli obiettivi dell’Agenda Digitale Italiana. Oltre a lanciare le proprie idee, ogni partecipante potrà discutere le idee proposte da altri e votarle con lo scopo di esprimere il proprio consenso.

La discussione ha l’obiettivo di consentire ai cittadini di inviare suggerimenti e proposte concrete alle istituzioni impegnate nella definizione dell’Agenda Digitale Italiana. La discussione avrà luogo su una piattaforma dedicata (http://adi.ideascale.com) e rimarrà aperta per tutta la durata dei lavori della Cabina di Regia. A conclusione dei lavori, il MIUR produrrà una relazione in cui saranno riportate le idee che hanno catalizzato la maggiore attenzione e le criticità più rilevanti emerse dal dibattito online. La relazione finale sarà valutata dai rispettivi tavoli di lavoro dell’Agenda Digitale Italiana e resa disponibile al pubblico.

Come funziona? Ci sono tre fasi:
1) I cittadini inviano le loro idee
2) La comunità discute e vota le idee migliori
3) Le idee più votate salgono in cima alla lista: diventano più visibili e acquistano maggior valore all’interno della piattaforma.

La “consultazione social” è una modalità nuova di discussione e confronto con il pubblico, attraverso la quale il cittadino può proporre delle azioni concrete a partire dalla propria esperienza e dalle proprie esigenze. Il MIUR intende utilizzare queste pratiche innovative per sfruttare le potenzialità della rete nel coinvolgimento dei cittadini alla definizione delle politiche pubbliche. Il Ministero sta lavorando per lanciare a breve delle linee guida allo scopo di creare una cultura di partecipazione tra i cittadini e all’interno delle stesse istituzioni. La consultazione social si affianca alla consultazione strutturata lanciata dalla Cabina di Regia dell’Agenda Digitale.

internet, social network, youtube e numeri

Un filmato di 5 minuti preso da Slideshare che snocciola una serie di dati su internet, mail e social network: traffico, quantita’ di pagine viste, mail inviate, server attivati da Facebook, quantità di filmati visti su youtube.

Questo filmato lo confronto con un libro che sto leggendo: Ti odio su Facebook. Come sconfiggere il mito dei brigatisti da social network prima che imbavagli la rete, Mimesis, 2010 di Fabio Chiusi. Nel libro Chiusi tratta della relazione fra Facebook, politici e carta stampata. Una relazione in cui alcuni politici presentano Facebook come un pericolo sociale e politico da arginare, controllare e da cui è meglio allontanarsi. Ma così fraintendono la complessità dei social network, delle persone che li usano, delle dinamiche sociali e comunicative coinvolte.

Il filmato aggiunge alle storie e alle analisi di Chiusi dei dati sull’uso della rete, dei social network che secondo me riportano alle proporzioni reali le pretese di controllo o di demonizzazione di Facebook e di internet in generale.

Mi pare di essere banale ad aggiungere che occorre pensare in modo serio i diritti e i doveri della nostra vita futura. Analizzare le dinamiche sociali, comunicative e etiche oltre che economiche dei social network.

Avviso per chi avvia il filmato: abbassate il volume delle casse perché l’accompagnamento musicale è forte.

The State of The Internet

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