Kabul oggi

Il fallimento di una generazione di politici, di militari, di organizzazioni non governative, di finanziatori, di imprenditori.

Per i prossimi anni non potremo essere altro che testimoni di violenza, uccisioni, distruzione. L’unica speranza è che gli afgani trovino il coraggio e la forza di liberarsi degli assassini che ora governano perché nessuno è stato capace di liberarsi dei corrotti che li hanno preceduti spianando la strada.

Per il resto è una vergogna. E essere almeno testimoni della morte e delle torture, sapendo che non è stato fatto nulla di efficace per evitarle.

da dove deriva il mio nome

Ho un nome molto particolare: Leslie. E’ sia maschile sia femminile, non ha un santo di riferimento. Quindi viene da pensare sia precristiano. E’ un toponimo e c’è un clan scozzese a nome Leslie. Ma procediamo con ordine.

Quando giocavo in piazza il mio nome suscitava ilarità fra i teppisti del quartiere per i quali il passaggio da Leslie, pronuncia corretta Lesli, a Lessi, il cane non il verbo al passato remoto, era inevitabilmente spassoso. I più sensibili si soffermavano sui suoni e dopo qualche ondeggiamento fra labiali, dentali, generi e sessualità esplodevano in un “Lesbi! Sei una lesbica!” E giù a ridere. Io rilanciavo dichiarando con aria di sfida che essendo maschio come lesbica sarei andato con le donne e che quindi non c’era nulla di strano, ammesso e non concesso che essere una lesbica sia strano. Ma la sottigliezza non arrivava e se ne andavano sghignazzando.

Portare questo nome, del resto, comporta una certa fama. Credo di essere l’unico Leslie della mia città e uno dei pochi in Italia. E’ facile essere ricordati con un un nome del genere e da giovane spesso le ragazze mi chiedevano con occhi sgranati “Ma da dove arriva questo nome?” Roba che fossi stato appena un po’ più furbo e un po’ meno imbranato mi sarei circondato di un harem di ragazzine adoranti godendomi non poco la vita. Ma non ero così sfrontato.

Dicevamo, Leslie è un toponimo, deriva da Lesslyn un luogo nell’Aberdeenshire, regione situata nel nord della Scozia, sul Mare del Nord. Lesslyn a quanto pare deriva dal gaelico lios cuileann che significa “giardino di agrifogli”. L’agrifoglio è pianta natalizia, ovvero cristiana, che secondo la simbologia è sacra e portatrice di fortuna. Nel passato veniva usata per scacciare la sfortuna dalle case, gli spiriti maligni e le maldicenze della gente, apportando così serenità e protezione alla casa. Molto magico tutto ciò. Ulteriore indizio di origine precristiana. Quindi un nome che rassicura. Forse per questo non ero sfrontato?

Sia maschile sia femminile. La cosa si complica. Il maschile è stato popolare nel Regno Unito durante la prima metà del XX secolo; quello femminile è frequente negli Stati Uniti e in Inghilterra è scritto Lesley. Fra gli uomini e le donne con il nome Leslie abbiamo: attori, attrici, cantanti, rapper, giocatori di cricket, generali, registi e rugbisti. Insomma, il ventaglio delle professioni. Vorrei ricordare l’attrice inglese Leslie Caron e l’attore Leslie Nielsen. Fra gli attori è gioco forza ricordare l’inglese Leslie Howard, protagonista di Via col vento con il personaggio di Ashley Wilkes, personaggio sentimentalistico e sognatore, in contrasto ideale con l’avventuriero e scaltro Rhett Butler, impersonato da Clark Gable. Dimenticavo l’amplificatore a ruote foniche Leslie.

C’è anche un clan scozzese, Clan Leslie. Nonché di una contea nel Kentucky in USA, da notare che la zona circostante la contea è costellata di nomi do città della madrepatria: London, Manchester, Cumberland. A margine una cosa che non riguarda per nulla il mio nome: fra le città della zona una è Pippa Passes, credo in onore della poesia di Browing.

e ora, gli esami, che non finiscono mai

Dopo lunghe attese, interminabili e inutili discussioni, intellettuali con nostalgie per i bei tempi andati, ministri confusi, lezioni a distanza, videoconferenze, studenti spaventati, professori in delirio e molte altre cose, gli esami sono arrivati.

Saranno quasi come sempre: studenti in ansia, docenti un po’ stanchi, personale ATA pronto ad accorrere. Ma questa volta ci sono le distanze di sicurezza, i percorsi obbligati per entrare e uscire, il disinfettante per le mani, i segni sul pavimento e altro ancora.

Questa volta ci sarà la sensazione di qualcosa di diverso. Come ha scritto uno studenti di una mia classe: “voi professori ci mancherete un pochino”. Un “pochino”? Ho letto bene? Ecco la mia risposta.

So che siete molto riservati e poco propensi a dire troppo o tutto. Interpreto il vostro “pochino” così:

“Ci mancherete perché siamo cresciuti che manco ce lo aspettavamo di essere qui in questa situazione. Improvvisamente dobbiamo affrontare ‘sta specie di esame e siamo spaesati. Avremmo voluto dirvi un pacco di cose durante gli anni che abbiamo passato assieme ma troppe cose ci hanno frenato e ora come faremo senza più voi professori che ci rompete ma ci avete detto più cose di quelle che abbiamo sentito e capito. Vorremmo si fermasse il tempo e recuperare gli episodi, la noia, le occasioni ma ora che tutto questo si sta sciogliendo come sabbia bagnata erosa dalle onde del tempo, come faremo senza quei muri, quegli orari, quelle cazziate?”

Se fosse così, vi risponderei: “Ce la farete. Non so come, ma ce la farete. E non solo all’esame. Solo non fidatevi troppo di voi stessi, perché siamo i peggiori nemici di noi stessi, come vi dico sempre. Non nutrite rimpianti e nemmeno indulgete su mondi possibili senza curarvi di realizzarli. Il presente è ciò che abbiamo e in ogni attimo c’è tutto l’universo. La vita è lunga e breve allo stesso tempo: 10 anni passano in un soffio e 5 minuti affondati nello sguardo della persona che si ama sono un’eternità. Ma per vivere, lavorare, amare, soffrire, avere amici, perderli occorre essere dei maratoneti: sapere resistere è tutto perché la corsa è lunga e gli obiettivi distanti. E non dimenticate di essere riconoscenti con chi vi aiuta, di perdonare chi vi danneggia e di essere gentili con tutti. E poi godetevi il presente senza dimenticare i vostri progetti.”

Aggiungo ora: buona fortuna, che una botta di culo serve serve.

ciclo scolastico

È una questione di calendario molto semplice: a settembre iniziano le scuole. È cosa che ciclicamente suscita curiosità.

Tutta roba prevista e nota.

Eppure ogni anno i docenti si chiedono come saranno gli studenti, rivedono gli argomenti e poi si chiedono se, come, quando e con quali risultati.

Cioè ogni anno i docenti ci provano, ci credono. Cioè ogni anno ricominciare non è solo una questione di calendario, di tempo che scandisce i suoi impegni. Non si ricomincia tutti gli anni ma a ogni anno si inizia come se fosse la prima volta.

è una cosa stupida ma reale

Quando scoppia una guerra, la gente dice “Non durerà. è cosa troppo stupida”. E non vi è dubbio che una cosa sia davvero troppo stupida, ma questo non le impedisce di durare. La stupidaggine insiste sempre, ce se n’accorgerebbe se non si pensasse sempre a se stessi. I nostri concittadini, al riguardo, erano come tutti quanti, pensavano a se stessi. In altre parole, erano degli umanisti: non credevano ai flagelli. Il flagello non è commisurato all’uomo, ci si dice che il flagello è irreale, è un brutto sogno che passerà. Ma non passa sempre, e di cattivo sogno in cattivo sogno sono gli uomini che passano, e gli umanisti in primo luogo, perché non hanno preso le loro precauzioni.

A. Camus, La peste, Bompiani, Milano, 1982, pag. 30.

perché la poesia?

Spesso mi soffermo a leggere o cercare poesie. Anche nelle librerie.

Non so perché mi fermi a cercare di capire qualcosa di incomprensibile.

Curiosità morbosa?

Morbosa oziosità?

Ozioso vagabondo che non sono altro?

Le scrivevo da giovane. Ora non saprei da che parte cominciare.

Novembre è sempre stato un mese crudele con i marinai che tornano e ti bloccano pet strada.

Con quelle cose che d’estate dovevi dimenticare o nascondere con la crema solare odorosa.

Che odore ha una poesia non scritta?

Aulente dolore riscritto con dita rosate.

Sul dire “amore”

Oggi andrò al gay pride. Per una semplice ragione

Ho molti amici e amiche omosessuali e alcuni di questi hanno avuto comportamenti discutibili. E non vedo in cosa differiscano da me in questo.

Ho molti amici e amiche omosessuali con le quali non ho nulla in comune. Ma ho poco o niente in comune anche con molti eterosessuali.

Ho molti amici e amiche omosessuali e non me ne frega nulla di ciò che fanno a letto o se lo fanno per piacere, amore o per distruggersi. Conosco molti eterosessuali la cui vita è distrutta dal sesso.

Andrò al gay pride per un motivo: perché tutti abbiamo il diritto non solo di amare ma anche, e sopratutto, di poter dire che si ama e si desidera.

La cosa strana è che amore e desiderio in Italia possono esistere principalmente come fatto poetico ma non come realtà.

Proposta: si potrebbe scrivere un libro o creare un sito in cui chiunque, omo o etero o pan o bisessuale che sia, racconta cosa pensa e prova della persona amata, di quando l’ha conosciuta e di tutti gli eventi importanti di una storia d’amore. Ma senza dire il genere della persona amata. Giusto per vedere se ci sono differenze.

Profeta nato ad Harlem

Non fidarti mai

di un uomo

che viene

da te

con storie di

cazzo e

sorride

Implorando di

poterti dare

diamanti per

il tuo io

cosíííí talentuoso

Strappargli la maschera

dal viso

finché non vedi

il sangue colare

come il tuo

Parla del

vero problema

E non aver

paura di usare

parole di quattro lettere:

L-O-V-E

Funziona meglio di

una pallottola

baby

Willie Perdomo da Nuovi poeti americani, Einaudi, Torino, 2006, pag. 255.

Catullo, ma non per Lesbia

69

Non ti stupire, o Rufo, perché non c’è donna
che voglia stendere sotto di te le delicate sue cosce,
neppure (se) la facessi crollare col dono di una veste preziosa
o con la tentazione di un trasparente brillante.
Ti nuoce una cattiva diceria: si dice
che nell’avvallamento delle tue ascelle ti pascola un puzzolente caprone.
Tutti ne hanno paura. Non c’è da stupire: la bestia è così repellente
e nessuna ragazza carina ci si corica insieme.
Perciò o elimini la pestifera sofferenza dell’olfatto
oppure non stupirti perché le donne ti evitino.

Catullo, Poesie, Mondadori, Milano, 1982, pag. 183