abiti, intimità e poesia

Che abiti bizzarri indossano gli uomini!
Il passante che hai salutato sovrappensiero,
Il Presidente che appare compiaciuto sulla rivista,
L’indossatrice, la bellezza al bagno.

La ballerina con la sfera, il palombaro,
Il burocrate, l’adultero,
Celano parti intime che io rivelo
A quelli che sanno cosa sa una poesia.

Delmore Schwartz, America! America!, Ventura edizioni, Senigallia, 2022, pag. 135.

Lo scrittore Delmore Schwartz è stato un riferimento letterario di Lou Reed, che trasferì nel rock la poesia dei conflitti e delle verità intime.

What Curious Dresses All Men Wear

What curious dresses all men wear!
The walker you met in a brown study,
The President smug in rotogravure,
The mannequin, the bathing beauty.

The bubble-dancer, the deep-sea diver,
The bureaucrat, the adulterer,
Hide private parts which I disclose
To those who know what a poem knows.

sognare schemi strani

Da qualche notte faccio sogni strani. Per anni mi sono abituato a sognare mostri, simboli, eventi quotidiani camuffati con baffi a manubrio come la Gioconda. Poi c’è tutta la letteratura di esegesi onirica che ricostruisce il lavoro simbolico inconscio dei traumi e del non detto così da decostruire la narrazione simbolica che occulta la scena originaria.

Forte di tutto ciò non so come interpretare alcuni sogni, che ricordo con difficoltà neanche fossi stato interrotto da questioni di poca importanza, come accade a Coleridge con il suo Kubla Khan. Irrispettoso del caos tipico dei sogni, li elenco. Al lettore l’ardua interpretazione.

  • Schemi di logica modale con gli operatori □, ◇.
  • Uno schema didattico per insegnare agli studenti come leggere ed estrapolare i significati letterali, generali e metaforici di un testo.

portarsi avanti: primavera e crudeltà

Il 21 marzo è ufficialmente iniziata la primavera e fra poco è aprile. Poi c’è Pasqua con le sue pulizie. Quindi è opportuno portarsi avanti con il lavoro e chiarire subito le cose: aprile non è il periodo migliore dell’anno. Per dimostrare che qualsiasi sua priorità, rispetto ad altri mesi o periodi, è sfruttamento della credulità, riporto la voce della poesia.

Aprile è il più crudele dei mesi, genera
Lillà da terra morta, confondendo
Memoria e desiderio, risvegliando
Le radici sopite con la pioggia della primavera.
L’inverno ci mantenne al caldo, ottuse
Con immemore neve la terra, nutrì
Con secchi tuberi una vita misera.
L’estate ci sorprese, giungendo sullo Starnbergersee
Con un scroscio di pioggia: noi ci fermammo sotto il colonnato,
E proseguimmo alla luce del sole, nel Hofgarten,
E bevemmo caffè, e parlammo un’ora intera.

T.S. Eliot, La terra desolata, “La sepoltura dei morti”, da Poesie, a cura di Roberto Sanesi, Bompiani, Milano, 2019

divagazioni letterarie e non solo

Senza argomenti particolari scrivo. Riporto una lettura in corso: la presenza del sublime nella poesia e letteratura moderne. Moderne nel senso che si rifanno al Modernismo. Mi accorgo di sembrare un po’ intellettuale ma mi interessa.

Ma non solo di letteratura vive l’uomo. Quindi leggo anche il libro pubblicato nell’autunno 2020 dall’attuale Ministro dell’istruzione. Fino a ora una sintesi dell’economia e dello sviluppo industriale italiano. E poi rivoluzione digitale scandita dalle tecnologie XG.

Ascolto Spotify. Anna e marco di Lucio Dalla e i Pantera. Ma anche i Dreamtheater.

Discussione con una classe che non affronta apertamente i problemi.

E sotto il cielo vita e morte si susseguono, come sempre. E questi momenti riflettono in migliaia di migliaia di fili i mondi possibili, reali e quelli impossibili, con le loro lacrime e risa che vivono nel silenzio.

Il brusio fermo dell’universo sussurra con tenerezza all’orecchio. E ci si può commuovere.

Lamia di Keats

Un lungo poema scritto da Keats nel 1819 , due anni prima della morte. Keats sta male ed è in grandi difficoltà economiche. Per guadagnare scrive una tragedia e poi Lamia. Questi sono anni fertili e creativi per Keats che scrive le sue opere più belle: La Belle Dame Sans Merci, Ode to Psyche, Ode on a Grecian Urn.

Lamia appartiene alla mitologia greca ed è un demone malvagio. Secondo la leggenda sarebbe stata in origine una fanciulla libica amata da Zeus; Era, per gelosia le uccise i figli e Lamia impazzisce e giura che le avrebbe ucciso i propri figli. Resa deforme dall’orrore, andrebbe da allora cercando di uccidere i bambini altrui. Si riteneva che come un vampiro succhiasse il sangue e divorasse il cuore delle persone cui si attaccava. Creatura notturna, in parte umana e in parte animale, rapitrice di bambini e seduttrice di uomini. Di orribile aspetto, abita in boschi o crepacci.

Lamia è metà donna e metà serpente, seduce gli uomini nascondendo le sue sembianze rettili e poi uccide gli uomini dopo averli sedotti. Keats riprende il mito greco cui aggiunge idee e suggestioni da Anatomy of Melancholy di Burton. Nella versione di Keats, la Lamia può essere interpretata come la poesia, l’immaginazione ed è la storia di una donna serpente che si innamora di un giovane di Corinto, Licio, che la ricambia. Lamia e Lucio vivono assieme a Corinto in una condizione di fusione simbiotica. Mentre i due sono assieme fusi l’uno nell’altra, Apollonio passa loro vicino; Apollonio, amico di Licio, è l’esemplificazione del filosofo razionalista. La sua presenza è sentita da Lamia che ne è turbata e presente che l’unione con l’amato è a rischio e Lucio la rassicura rievocando i baci che si sono dati. I versi che riporto sono le parole di Licio e rappresentano la forza del bacio che si insinua profondamente nelle pieghe del corpo, e di quella cosa chiamata anima, degli amanti.

D’avviluppare, imbrigliare, allacciare l’anima tua
alla mia, e perderla poi in un labirinto
come il profumo nascosto in una rosa
non ancora sbocciata? Sì, un dolce bacio
ecco, i tuoi grandi affanni!

How to entangle, trammel up and snare
Your soul in mine, and labyrinth you there
Like the hid scent in an unbudded rose?
Ay, a sweet kiss—you see your mighty woes.

J. Keats, Lamia, Marsilio, Milano, 1996, pg. 96 – 97.

Keats: benvenuti gioia e dolore

Sian benvenuti la gioia ed il dolore,
L’erba del Lete e la piuma d’Ermes,
Dell’oggi le ore e quelle del domani:
Amo tutti gli opposti!
Mi piace contemplare volti tristi nel sereno
E tra i tuoni risate allegre ascoltare:
Il bello e il brutto assieme amo amare.
I prati dolci scavati da fiamme ardenti,
Le risa dementi di fronte alla meraviglia
E il volto serio a una pantomima,
Un funerale e le campane a festa,
Un bambino che gioca con un teschio,
La bella mattina e la nave spazzata dalla tempesta,
La belladonna che si bacia con il caprifoglio,
I serpenti che fischiano tra le rose rosse,
Cleopatra regalmente vestita
Con l’aspide al seno,
La musica da ballo e quella che dà malinconia,
Le serenità e la follia,
Il fulgore delle Muse e il loro pallore,
Saturno triste e Momo vigoroso,
I singhiozzi e il riso generoso.
Oh, lo dolcezza del dolore!
Muse splendenti, Muse severe,
Il velo spezzate
E lasciatemi vedere,
Del giorno voglio scrivere e della notte insieme,
Sino a finalmente spegnere la mia sete
Di dolce mal d’amore!
Di tasso sia la mia dimora,
Intrecciato con mortilli nuovi e
Pini e tigli in fiore,
Il mio letto d’erba umile abbia il funereo onore.

J. Keats, Poesie, Mondadori, Milano, 2017, pag. 270-271

Keats: cosa è la vita?

Fermati. Pensa. Solo un giorno è la vita;
Una fragile goccia di rugiada che scende
A fatica dalla cima d’un albero; il sonno
D’un povero indiano su una barca
Trascinata verso le acque mostruose di Montmorenci.
Perché piangere tristi? La vita
E’ la speranza della rosa non ancora sbocciata;
La lettura di un mutevole racconto,
Il lieve aprirsi d’un velo di fanciulla,
Un colombo che tumultua nell’aria chiara d’estate,
Un ragazzo che ride, spensierato,
Accovacciato sui rami agili dell’olmo.

J. Keats, Sleep and Poetry, tratto da Poesie, Mondadori, Milano, 2017, traduzione di Silvano Sabbadini, pag. 99-101, versi 85 – 95.

The Waste Land, Eliot

I. La sepoltura dei morti

Aprile è il mese più crudele, genera
Lilà da terra morta, confondendo
Memoria e desiderio, risvegliando
Le radici sopite con la pioggia della primavera.

V. Ciò che disse il tuono

Il London Bridge sta cadendo sta cadendo sta cadendo
Poi s’ascose nel foco che gli affina
Quando fiam uti chelidon
– O rondine rondine
Le Prince d’Aquitaine a’ la tour abolie
Con questi frammenti ho puntellato le mie rovine
Bene allora v’accomodo io. Hieronymo è pazzo di nuovo.
Datta. Dayadhvam. Damyata.
Shantih shantih shantih