wiki di storia

Ci riprovo con la didattica digitale. Questa volta con storia.

Studenti e studentesse di una terza hanno raccolto in una scheda delle informazioni sulla propria città di residenza: nome, anno di fondazione, fotografie dei resti medioevali. La scheda deve contenere anche almeno un dato personale: da quando sono residenti nella città.

Inizialmente avevo pensato di far fare una timeline online ma non ho trovato dei servizi online che mi soddisfacessero. Allora sono atterrato sulla piattaforma MOODLE della scuola. La classe scriverà un wiki cronologico delle città aggiungendo foto, informazioni, link e citazioni a mano a mano che procederemo con il programma. L’idea è mettere in relazione i grandi processi storici con la realtà vicina e allo stesso tempo abituare al lavoro di gruppo. Il massimo sarebbe che il progetto andasse avanti per tutto il triennio. Vediamo che sarà, nel frattempo ho creato il corso, caricato l’elenco dei ragazzi e delle ragazze su MOODLE.

Ci sono alcune cose da decidere con la classe. Riprenderò il discorso.

resistenze alla didattica online

Quando si parla di didattica digitale, spesso leggo o ascolto prese di posizioni drastiche e nemmeno troppo velatamente catastrofiche. Spesso sono enunciate da persone o gruppi che associano l’uso di strumenti informatici, social network e altre cose “digitali” a una certa spersonalizzazione. Inoltre alcuni sostengono che essendo internet “solo” uno strumento occorre in qualche modo misurarne, se non ridimensionarne, la portata rispetto al fine pedagogico della scuola o in generale dell’insegnamento. In ogni caso c’è una forte dose di ironia, se non sarcasmo, di fronte alle nuove tecnologie, vissute nel migliore dei casi come un’innovazione non innovativa. Potrei dire che per molti è una “americanata”.

Qua vorrei concentrarmi sulla seconda affermazione: sono i fini pedagogici e didattici a dover misurare, e se necessario limitare, l’ingresso di “internet” nella scuola. Elenco alcune osservazioni:

  • Non sopravvaluterei la capacità degli “obiettivi formativi” di incidere sul comportamento o sulle abitudini delle ragazze/i. Spesso tali obiettivi sono le enunciazioni delle speranze dei docenti.
  • Ammettendo che gli “obiettivi formativi” siano incisivi, occorre specificare a cosa ci si riferisce quando si dice che sono rivolte alla “persona”. Non credo a una persona reale, quanto a un’astrazione frutto di una certa quantità di letture e di discussioni che non tengono conto degli studenti concreti. In questi casi, l’obiettivo è lo “sviluppo personale” nelle “dinamiche sociali” con “adeguati strumenti concettuali”, “linguaggio disciplinare” e “consapevole acquisizione delle competenze”. Ma se non  si riconosce che scrivere su Facebook, per esempio, implica comunicare in un contesto sociale complesso, che richiede competenze linguistiche, sociali, logiche ed empatiche talvolta elevate, allora lo “sviluppo personale” e la “consapevole acquisizione di competenze” restaranno dichiarazioni formali che allontanano ragazzi e ragazze dall’apprendimento.
  • Quale che sia l’obbiettivo didattico e formativo, queste affermazioni non colgono il vero nocciolo della questione: “internet” sta cambiando in modo profondo e irreversibile il modo di intendere la condivsione della conoscenza. Da questo punto di vista, sono proprio i fini dell’educazione e della didattica a dover essere messi in discussione. Ovvero cambiando lo strumento, cambiano modi e in qualche misura i fini sono influenzati.

italia innovativa e Kant

Se c’è una capacità innovativa in Italia, è nel trovare ragioni sempre più originali e infondate per non innovare. Riporto la citazione e la pagina di Mario Rotta da cuoi l’ho presa:

Gli editori avrebbero affermato che “l’accelerazione sui libri digitali non poggiava su alcuna seria e documentata validazione di carattere pedagogico e culturale, così come non sono state valutate le possibili ricadute sulla salute di bambini e adolescenti esposti a un uso massiccio di apparecchiature tecnologiche”, e il ministro avrebbe detto “fermiamo tutto, l’accelerazione impressa all’introduzione dei libri digitali è stata eccessiva, voglio prendere in mano la questione ed esaminarla a fondo. Deponete le armi”.

Le ricadute degli ebook sulla salute dei bambini? Vorrei citare Kant ne Risposta alla domanda che cos’è l’Illuminismo? Evidenzione mia.

Pigrizia e viltà sono le cause per cui tanta parte degli uomini, dopo che la natura li ha da lungo tempo liberati dall’altrui guida (naturaliter maiorennes), rimangono tuttavia volentieri minorenni a vita; e per cui riesce tanto facile agli altri erigersi a loro tutori. E’ così comodo essere minorenni! Se ho un libro che pensa per me, un direttore spirituale che ha coscienza per me, un medico che valuta la dieta per me, ecc., non ho certo bisogno di sforzarmi da me. Non ho bisogno di pensare, se sono in grado di pagare: altri si assumeranno questa fastidiosa occupazione al mio posto. A far sì che la stragrande maggioranza degli uomini (e fra questi tutto il gentil sesso) ritenga il passaggio allo stato di maggiorità, oltreché difficile, anche molto pericoloso, si preoccupano già quei tutori che si sono assunti con tanta benevolenza l’alta sorveglianza sopra costoro. Dopo averli in un primo tempo istupiditi come fossero animali domestici e aver accuratamente impedito che queste placide creature osassero muovere un passo fuori dal girello da bambini in cui le hanno imprigionate, in un secondo tempo descrivono ad esse il pericolo che le minaccia qualora tentassero di camminare da sole. Ora, tale pericolo non è poi così grande, poiché, a prezzo di qualche caduta, essi alla fine imparerebbero a camminare: ma un esempio di questo tipo provoca comunque spavento e, di solito, distoglie da ogni ulteriore tentativo.

perché docenti non usano tecnologia?

Un anno fa ho trovato un articolo con il titolo: 11 ragioni per cui non docenti non usano tecnologia? Le elenco qua sotto. Mi fa picare notare che negli Stati Uniti hanno problemi simili ai nostri. Riporto l’elenco traducendolo liberamente dall’inglese.

  1. Paura.
  2. Basso livello di autoefficacia nell’uso delle tecnologie.
  3. Pochi test.
  4. Consumismo: leggere un libro, anche se brutto, è comunque meglio che leggere un blog.
  5. Mancanza di leadership: i docenti non sanno assumere un ruolo di comando, nella gestione della didattica, nel rapporto con preside.
  6. Paradigmi incoerenti: i docenti non sanno come usare i dispositivi che hanno; perciò assegnano esercizi su carta che gli studenti copiano o elaborano in gruppo. Tuttavia temono che online gli studenti copino o lavorino in gruppo.
  7. Esperienze personali: parziali, negative.
  8. Umiltà: chi è disponibile a mettersi in discussione per apprendere nuove tecniche e nuovi strumenti?
  9. La tecnologia è opzionale: usare il computer o il cellulare per insegnare è una delle possibilità cui si preferisce la tradizione.
  10. Mancanza di tecnologia: nelle scuole americane mancano fondi e quei pochi non sono usati per acquistare computer.
  11. Poca ricerca: quali relazioni fra didattica e tecnologia?