scuola per il futuro e critical thinking

In un altro post ho scritto di “narrare il futuro ai giovani” come compito dei docenti per accendere interesse e scambiare conoscenza con gli studenti, come riporta Luca De Biase a proposito dell’incontro “Internet e democrazia” tenutosi alla Fondazione Basso il 20 aprile 2012.

Mentre riflettevo sull’affermazione “narrare il futuro ai giovani”, del tutto casualmente mi sono imbattuto in un sito – Edutopia – che ho scoperto essere la fondazione educativa di George Lukas. Come nello spirito visionario del fondatore, Edutopia propone idee per la scuola del XXI secolo. Il documento, ricco di proposte, esposte nello stile americano “7 Steps” che uniscono le “4 C” e le “3 R”, ha una finalità operativa: cosa e come valutare se una scuola è proiettata verso il futuro. Le 4 C, riportate in inglese sono:

  • Critical thinking;
  • Communication;
  • Collaboration;
  • Creativity.

Mi fermo qui nell’elenco delle lettere e mi concentro sulla prima delle 4 C: il pensiero critico (in inglese). E’ un metodo che unisce analisi dell’argomentazione, sostegno scientifico nella discussione, individuazione dei pregiudizi personali e ascolto partecipato dell’altro. Il critical thinking, che ha un collegamento con il debunking (demistificare affermazioni fanatiche, fantasiose, non fondate) riscuote un certo successo nel Nord America (Canada e USA) ed è quanto di più vicino alla filosofia troviamo nelle scuole di quei paesi. E’ evidente l’impronta del Pragmatismo e della filosofia analitica; la descrizione del link cita Socrate quale padre nobile e con molte buone ragioni. L’intenzione di fondo del Critical Thinking è migliorare il senso critico degli studenti che escono dalle scuole superiori diplomati ma senza capacità d’analisi delle argomentazioni, con una buona dose di ingenua credulità, un certo dogmatismo nel giudizio, uno pizzico di scetticismo irragionevole e scarsa attitudine all’ascolto.

In Italia non mi pare conosciuto o praticato. Anni fa ho trovato il Piccolo manuale di autodifesa intellettuale di Baillargeon (Recensioni filosofiche) e recentemente Strumenti per ragionare di Boniolo e Vidali, con sito, anche se non strettamente su critical thinking. Certamente, a leggere i documenti sulle finalità dell’insegnamento della filosofia nelle scuole secondarie troviamo molte nobili dichiarazioni: formare cittadini consapevoli, critici, competenti. Tuttavia i residui dell’impianto Idealistico e Storicistico nell’insegnamento, che riducono la filosofia a quella serie di medaglioni che sono i Grandi Filosofi, e la poca frequentazione del pensiero scientifico non favoriscono il critical thinking.

Per approfondire l’argomento e sperando nella pratica dei colleghi, faccio una ricerca su Google che mi restituisce siti di critica sociale e politica. L’espressione “pensiero critico” in Italia sembra essere associata principalmente alla Teoria critica della Scuola di Francoforte, la quale non aveva una buona opinione della scienza.

Quello che mi interessa, è che con il pensiero critico la didattica ruota attorno al problem solving e non più attorno al professore che riversa ciò che sa nella mente degli studenti. Educando alla complessità. Quello che rende interessante il critical thinking è:

  1. il presupposto costruttivista, che permette di accostarlo all’elearning e in generale alle forme di apprendimento sociale e condiviso;
  2. la pratica di ricerca comune, che implica una revisione del ruolo del docente;
  3. l’attenzione alle strutture logiche e argomentative dei testi;
  4. l’uso di conoscenze e metodi anche scientifici, che in Italia sono alquanto negletti.

Per queste ragioni mi pare che possa essere un metodo di insegnamento che permette anche di individuare dei riferimenti per la valutazione, sia degli studenti sia dei docenti.