Rileggendo Le Affinità elettive, ho iniziato a consultare anche la così detta “letteratura critica”. Il primo testo a portata di mano è stato Walter Benjamin in Angelus Novus, (Einaudi) che contiene un capitolo “Le affinità elettive”. Avevo iniziato questo libro diversi anni fa, ma senza completarlo. Ora riesco ad apprezzarlo, per quanto la scrittura non sia fluida.
Poi in un libro dedicato a un argomento apparentemente molto distante – R. Girard, Violenza e religione, (Cortina) – ho trovato una sintesi su alcune posizioni della critica:
Le Affnità elettive sono state interpretate da alcuni grandi autori tedeschi in modo molto diverso. Thomas Mann disse che si trattava dell'”opera più cristiana di Goethe”, per la presenza di Ottilia, la giovane donna che si sacrifica lasciandosi morire di fame. Per l’ebreo Walter Benjamin, invece, si trattava di un romanzo pagano. Definì la sua morte un “sacrificio mitico”.
Ho scoperto che Gadamer ne ha parlato diffusamente in un testo, il cui titolo aggiungerò prossimamente.