le affinità elettive

Rileggendo Le Affinità elettive, ho iniziato a consultare anche la così detta “letteratura critica”. Il primo testo a portata di mano è stato Walter Benjamin in Angelus Novus, (Einaudi) che contiene un capitolo “Le affinità elettive”. Avevo iniziato questo libro diversi anni fa, ma senza completarlo. Ora riesco ad apprezzarlo, per quanto la scrittura non sia fluida.

Poi in un libro dedicato a un argomento apparentemente molto distante – R. Girard, Violenza e religione, (Cortina) – ho trovato una sintesi su alcune posizioni della critica:

Le Affnità elettive sono state interpretate da alcuni grandi autori tedeschi in modo molto diverso. Thomas Mann disse che si trattava dell'”opera più cristiana di Goethe”, per la presenza di Ottilia, la giovane donna che si sacrifica lasciandosi morire di fame. Per l’ebreo Walter Benjamin, invece, si trattava di un romanzo pagano. Definì la sua morte un “sacrificio mitico”.

Ho scoperto che Gadamer ne ha parlato diffusamente in un testo, il cui titolo aggiungerò prossimamente.

rileggere le affinità elettive

Non riguarda strettamente la didattica, ma è un libro bello.

Sto rileggendo le Affinità elettive di Goethe, che ho già letto almeno due volte e ogni volta scopro delle cose nuove. Un brano che mi ha colpito riguarda Edoardo, uomo maturo, sposato con Carlotta, il quale sarà travolto dalla passione per Ottilia. Il brano che riporto è successivo a un colloquio fra Edoardo e il capitano, suo amico riflessivo e pragmatico.

Edoardo avvertì in queste osservazioni un leggero rimprovero. Non disordinato di temperamento, egli tuttavia non riusciva a tenere le sue carte suddivise secondo la materia. Quello che andava trattato con altri, quello che dipendeva da lui medesimo, era tutto insieme, così come non sapeva separare gli affari dalla conversazione, gli impegni dal divertimento. La cosa diventava facile, ora che un amico se ne prendeva l’incarico, e un secondo io operava quella distinzione alla quale l’io unico non riusciva ad acconciarsi.

Un primo aspetto della psicologia di Edoardo: non è disordinato ma non mantiene le differenze. Il proprio e l’altrui sono confusi. E ho una domanda: possiamo interpretare questo come partecipazione empatica?