estate calda e luminosa

Estate calda e luminosa come spesso accade all’estate. Ma è chiaro a tutti che quest’anno è diverso perché a settembre non sapremo cosa sarà.

E’ bello ricordare il settembre di tanti anni fa, quando il sole aveva cessato la sua violenza e le ombre del freddo anno morente non avevano ancora conquistato i campi del giorno. La vita era ancora palpitante.

Ma per ora abbiamo questa estate torrida che illumina le incertezze seminate d’inverno e fiorite in primavera.

E a ottobre cosa marcirà?

realtà e demoni

Un uomo ha sparato con un fucile ad aria compressa e colpito una bambina di neanche 1 anno che per effetto del proiettile rischia la paralisi. Indipendentemente dai sentimenti esiste un rapporto di causa ed effetto fra il dito dell’uomo, il proiettile partito, la vita distrutta della bambina. E purtroppo in giudizio si deve tenete conto dei rapporti di causa ed effetto non delle intenzioni.

Chissà cosa pensava quando ha comprato l’arma; chissà cosa vedevano i suoi occhi quando ha schiacciato il grilletto; chissà dove era finita la realtà quando si è appostato al balcone. Chissà in quanto tempo ha deciso di sparare.

Cartesio fece un’ipotesi radicale e paradossale: e se tutto ciò che vedo, sento, tocco e penso non fosse altro che l’inganno di un genio maligno? Come fare a trovare qualcosa di reale e vero? Cartesio poi tira in ballo Dio. Ma io per me, abituato ad aspri limoni che riescono a fossi ombrosi, preferisco coltivare il sentire, sviluppare la conoscenza sperimentale, provare la faticosa e umana compassione, ipotizzare le conseguenze più odiose e dolorose dei miei atti per attenuare quel senso di onnipotenza sognante dell’irrealtà in cui persone e fatti non hanno origine, prosecuzione e si piegano al ritmo della mia volontà.

studenti e studentesse degli anni passati 

Sul mio profilo Facebook appaiono le fotografie dei miei studenti degli anni passati. Alcuni sono andati all’estero, altri sono scomparsi anche dai profili, altri si sposano, altri fanno mestieri che non avrei mai immaginato.

I selfies di gruppo in birreria, discoteca, ristoranti non si contano.

Nella maggior parte dei volti vedo ancora le linee lisce dell’adolescenza; nello sguardo di alcuni ed alcune si intravede un raggio di sofferenza, le prime avvisaglie di una vita ancora imbozzolata. Molte ragazze sono diventate madri; meno ragazzi padri. Alcune sono state abbandonate in malo modo da mariti infantili. Sembra che le amicizie sopravvivano agli anni. Vedremo.

Spesso le foto di gruppo con i loro sorrisi a mille denti e gli occhi fissi denunciano apprensione per i destini individuali e la ricerca di una solidarietà di gruppo. Alcune persone continuano a narrare dolori profondi, sopratutto per la morte di un genitore. Nella maggior parte dei casi proteggono la loro privacy.

Alcuni hanno avviato attività in proprio – negozi, bar, libere professioni – e ne parlano con una certa saggezza. Solo pochi hanno passato la linea d’ombra che li separa definitivamente dal periodo senza momenti della giovinezza.

Li vedo crescere e cambiare ma anche restare così simili a sé stessi. Li vedo, come alberi entro l’orizzonte della realtà che mi è capitato di vivere.

su un incontro con la Fedeli

Il 24 febbraio 2017 sono andato a un convegno cui ha partecipato la Ministra Fedeli. L’incontro, organizzato dalla ELEA, si è tenuto alla Scuola Amministrazione Aziendale (SAA) e aveva come titolo “Scuola e lavoro parlano la stessa lingua?”

L’argomento è complesso perché l’Alternanza Scuola Lavoro  (ASL) modifica profondamente la scuola comportando un impegno orario significativo oltre che un ripensamento della funzione dell’insegnamento e dell’apprendimento. Non tutti i docenti la condividono ma nel complesso la ASL è entrata nei licei.

All’incontro hanno partecipato docenti, dirigenti, studenti, professori universitari, ricercatori. La Fedeli ascolta gli interventi di organizzatori e assessori poi parla esponendo i problemi reali della scuola, del sistema produttivo, dei diversi linguaggi tipici dei due mondi; richiama l’agenda ONU 2020 – 2030 al punto relativo agli obiettivi per l’istruzione. Alla fine del suo discorso individua degli obiettivi generali che possono, da un punto di vista politico, dar senso alla ASL. È preparata, risponde alle domande e non teme le critiche e le provocazioni; quando parla si riferisce alla realtà e non fa solo esercizi di retorica.

Comprendo per la prima volta la struttura del discorso politico:

  1. Esaminare un problema ascoltando le persone che se ne occupano.
  2. Integrare con studi e cultura, anche politica.
  3. Collocare le parti coinvolte in un ruolo dignitoso che ne valorizzi le qualità.
  4. Individuare uno scopo che dia direzione e senso.

Poi ci sono delle virtù personali:

  1. Chiarezza.
  2. Resistenza alla fatica.
  3. Pazienza.
  4. Tempismo.

    Conclusione: essere un politico non è facile. 

    calcio e moralismo

    Il calcio fa discutere. Riguardo al calcio rintraccio una analogia con un evento del passato che descrivo.

    Fra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta la RAI ha prodotto una serie di interviste a donne e uomini, casalinghe, operaie e operai, contadini, impiegati, giovani e anziani, emigrati. Le domande, essenziali e poste con delicatezza, facevano emergere caratteri e stili di vita, speranze e disillusioni. Italiani e italiane semplici, spesso di una povertà sconvolgente; non tutti parlavano in italiano. Una ricerca sociologica sul campo.

    Qualche decennio dopo la RAI rintracciò le persone intervistate per mostrare le evoluzioni della società. Una delle persone intervistate era una donna dell’UDI, Unione Donne Italiane, che raccontò il cambiamento di un suo punto di vista. Negli anni Sessanta voleva convincere le donne immigrate dai paesini del meridione a non leggere “i fotoromanzi, riviste che diffondevano valori alienati della piccola borghesia” e a leggere piuttosto “testi che sviluppassero la loro coscienza di classe”. Nelle seconda serie di interviste le donne che leggevano fotoromanzi affermarono che per loro quelle storie patinate rappresentavano la possibilità di un’esistenza migliore e uno stimolo a cambiare; mentre la donna dell’UDI, confessò di aver frainteso del tutto i desideri vitali e di miglioramento delle immigrate e che il suo atteggiamento pedagogico era un errore.

    Arrivo al calcio. Per me è un’attvità dionisiaca e come tale esagerata, irrazionale ma allo stesso tempo tremendamente articolata anche da un puto di vista simbolico. Se lo si giudica con lo sguardo ideologico e pedagogico se ne fraintende la natura. Non approvo e non condivido la violenza che spesso si accompagna alla tifoseria. Ma non riesco a definire una partita di calcio come una buffonata o un oppiaceo sociale. Condannare una partita di calcio può essere superficiale almeno quanto non occuparsi delle linee di politica economica proposte dal governo.

    Purtroppo non riesco a ricordare il nome della trasmissione. L’Unione Donne Italiane ha fatto molto per le donne e questo mio breve ricordo non è un giudizio o una condanna.

    gioventù e vita

    I

    A una fanciulla che danza nel vento

    Danzi laggiù sulla riva;

    Perché ti dovresti curare

    Del vento o del ruggito delle acque?

    Libera i tuoi capelli

    Umidi di salsedine;

    Sei troppo giovane per aver conosciuto

    Il trionfo dello sciocco, o l’amore

    Perduto non appena conquistato,

    O la morte del miglior lavoratore

    Mentre tutti i covoni

    Sono rimasti ancora da legare.

    Perché dunque dovresti temere

    Il mostruoso gridare del vento?

    II

    Due anni più tardi

    Nessuno ti ha mai detto che i tuoi occhi

    Arditi e belli avrebbero dovuto

    Essere fatti più esperti? O avvertita di come

    Sia disperata la falena quando si brucia le ali?

    Avrei potuto insegnartelo io;

    Ma tu sei giovane, così parliamo un linguaggio diverso.

    Oh, prenderai tutto quanto ti è offerto

    E sognerai che tutto il mondo è amico,

    Dovrai soffrire come tua madre ha sofferto,

    E alla fine anche tu sarai spezzata;

    Ma io sono vecchio e tu sei giovane,

    E io parlo una lingua barbara.

    W. B. Yeats, da Responsabilità, ed. originale 1914, traduzione di Roberto Sanesi, in W. B. Yeats. Poesie, Mondadori, Milano, 1983, pp. 150 – 151.

    italia innovativa e Kant

    Se c’è una capacità innovativa in Italia, è nel trovare ragioni sempre più originali e infondate per non innovare. Riporto la citazione e la pagina di Mario Rotta da cuoi l’ho presa:

    Gli editori avrebbero affermato che “l’accelerazione sui libri digitali non poggiava su alcuna seria e documentata validazione di carattere pedagogico e culturale, così come non sono state valutate le possibili ricadute sulla salute di bambini e adolescenti esposti a un uso massiccio di apparecchiature tecnologiche”, e il ministro avrebbe detto “fermiamo tutto, l’accelerazione impressa all’introduzione dei libri digitali è stata eccessiva, voglio prendere in mano la questione ed esaminarla a fondo. Deponete le armi”.

    Le ricadute degli ebook sulla salute dei bambini? Vorrei citare Kant ne Risposta alla domanda che cos’è l’Illuminismo? Evidenzione mia.

    Pigrizia e viltà sono le cause per cui tanta parte degli uomini, dopo che la natura li ha da lungo tempo liberati dall’altrui guida (naturaliter maiorennes), rimangono tuttavia volentieri minorenni a vita; e per cui riesce tanto facile agli altri erigersi a loro tutori. E’ così comodo essere minorenni! Se ho un libro che pensa per me, un direttore spirituale che ha coscienza per me, un medico che valuta la dieta per me, ecc., non ho certo bisogno di sforzarmi da me. Non ho bisogno di pensare, se sono in grado di pagare: altri si assumeranno questa fastidiosa occupazione al mio posto. A far sì che la stragrande maggioranza degli uomini (e fra questi tutto il gentil sesso) ritenga il passaggio allo stato di maggiorità, oltreché difficile, anche molto pericoloso, si preoccupano già quei tutori che si sono assunti con tanta benevolenza l’alta sorveglianza sopra costoro. Dopo averli in un primo tempo istupiditi come fossero animali domestici e aver accuratamente impedito che queste placide creature osassero muovere un passo fuori dal girello da bambini in cui le hanno imprigionate, in un secondo tempo descrivono ad esse il pericolo che le minaccia qualora tentassero di camminare da sole. Ora, tale pericolo non è poi così grande, poiché, a prezzo di qualche caduta, essi alla fine imparerebbero a camminare: ma un esempio di questo tipo provoca comunque spavento e, di solito, distoglie da ogni ulteriore tentativo.

    cambiamenti

    Nel prossimo anno scolastico sarò in servizio al Primo Liceo Artistico di Torino. Non più all’Istituto Domenico Berti.

    Ho già insegnato all’Artistico ed è stata una esperienza interessante. Mi ricordo studenti vivaci, anche se spesso interessati più a disegnare che alla filosofia. Sono in contatto con alcuni su Facebook.

    Chissà cosa mi riserveranno queste classi. Spero di poter fare delle lezioni in elearning e sperimentare la filosofia online.

    esami di stato 10

    Finiti gli orali studentesse e studenti raccolgono le loro cose, i fogli e i file della tesina, la carta d’identità, la borsa o la cartella e si avviano verso la porta. Prima di uscire si voltano per un istante per sbirciare i professori. Sperano di rubare un segno che permetta loro di divinare l’esito dell’esame.

    Poi si avviano e sulla porta lanciano velocemente ancora uno sguardo verso quel mondo che si sta chiudendo per sempre alle loro spalle. C’è la sorpresa, lo sgomento, di vedere 5 anni di vita che svaniscono rapidamente negli echi di una scuola svuotata e senza fuochi d’artificio, senza eventi eccezionali. Forse sperano in un segno che attesti il passaggio. Può essere stata la stretta di mano del presidente o l’augurio per il futuro o lo sguardo degli sconosciuti che da dietro dei banchi hanno ascoltato e valutato le loro parole e i loro volti? Hanno superato una soglia ma non sanno dire quando, dove o come sia avvenuto il passaggio. Forse durante l’interrogazione di italiano o quando hanno letto di essere stati ammessi all’esame o dicendo di aver compreso un errore degli scritti o chissà dove. Per un attimo camminano come sospesi sulla porta: svuotati del passato e pieni di speranze. Altre persone e altri eventi penseranno ai loro timidi sogni di oggi.

    Tornano verso il pranzo a casa, come una qualsiasi altra giornata. Ma è tutto cambiato perché le trasformazioni più profonde riportano alla propria esistenza ma mutati.

    certe affermazioni

    Certe affermazioni mi lasciano senza parole. E credo che questo disorientamento sia capitato a tutti nella vita almeno una volta. La scuola è spesso citata per una certa arretratezze e parlando con persone che lavorano in altri ambienti noto la differenza. Ne soffro ma cerco di tirare avanti rubando argomenti e idee da riproporre in caso di discussioni o da usare nei momenti di maggior sconforto.

    Capita, tuttavia, di sentire affermazioni cui non so cosa rispondere, ma che illuminano atteggiamenti altrimenti incomprensibili. Una volta una collega mi ha detto:

    “Non vado su Facebook perché è inutile”

    Non nel senso che è inutile che lei vada su Facebook perché non trova ciò che lei vorrebbe. Non era un’affermazione su di sé. Il significato è “Facebook è inutile, quindi non ci vado”. Era un giudizio sul mondo.

    Sono rimasto senza parole. Ho abbozzato una frase del tipo Un fenomeno che coinvolge centinaia di milioni di persone… ma non era una risposta adeguata. In fondo quante cose prive di utilità hanno fatto, fanno e faranno gli uomini e le donne? Tante quante sono i post che quotidinamente un miliardo di persone lancia su Facebook.

    Era una affermazione a suo modo nuova. Ho sentito che Facebook è immorale, pericoloso, sfogatoio di persone socialmente problematiche. Ma inutile mai. Agli occhi di questa persona i cinesi che vorrebbero accedere al social network non di stato e libero sono incomprensibili; le donne dei paesi arabi che postano messaggi sono delle illuse. Ma anche io che spedisco link, commenti e fotografie con gli amici sono irretito in una specie di velo di Maya.

    Questo non mi turba troppo. Quello che mi chiedo è un’altra cosa: che giudizio dà questa persona degli studenti, il 99% dei quali ha un account Facebook?