se lo dice quello lì, allora sicuramente è vero o falso?

Il principio d’autorità definisce che un’affermazione è vera per il fatto che viene profferita da una persona cui si attribuisce autorevolezza per una qualche ragione. Durante il Medioevo il principio d’autorità era il nucleo delle disputationes della Scolastica. L’intervento dell’autorità dirimeva le dispute teologiche e filosofiche dichiarando il vero.

La procedura è piuttosto semplice e implica la possibilità di concludere una qualsiasi discussione confermando allo stesso tempo il prestigio della fonte.

Autorità invertita

Credo che la procedura sia tutt’altro che caduta in disuso nelle discussioni moderne ma solo invertita. Per mostrare la propria autonomia ci si oppone formalmente a qualsiasi autorità, se pretende di dire una verità, ma si procede sostenendo cha una certa affermazione, una legge, una presa di posizione è falsa per il solo e semplice fatto che è stata detta da un avversario. Non si entra nel merito del problema poiché basta sapere chi ha dichiarato una certa cosa per concludere la dichiarazione è falsa.

Esattamente la stessa procedura del principio d’autorità ma di segno invertito: una cosa è falsa perché detta da una persona ritenuta profondamente spregevole.

Critical Thinking?

Secondo i dettami del critical thinking la strategia adottata più frequentemente quando si manipola perché non si è in grado di confutare una certa tesi è accanirsi contro la persona, argomento ad hominem. Mi pare siamo da quelle parti.

Davvero il principio d’autorità è in disuso?

Non è che in assenza di un’autorità della verità si chieda una specie di orientamento a chi esplicitamente nega la possibilità della verità, come i comici, cui è concesso anche di essere violenti e crudeli proprio perché negano la verità?

Gorgia: Encomio di Elena e la potenza del linguaggio

Gorgia da Lentini scrisse l’Encomio di Elena per dimostrare che Elena di Troia non era colpevole della guerra di Troia. Gorgia porta diversi argomenti: Elena è innocente se costretta a seguire Paride dalla violenza, dal desino, dagli dei, dall’amore. Ma Paride usò lo strumento più potente: le parlò. Infatti per Gorgia il linguaggio gioca un ruolo tutto particolare nell’esistenza degli uomini:

La parola è grande sovrano, che con un corpo piccolissimo e invisibile compie imprese massimamente divine: sa calmare la paura, eliminare il dolore, suscitare la gioia, sollevare la pietà. (M. Bonazzi, I Sofisti, BUR – Classici greci e latini, Milano, 2008, traduzione Franco Trabattoni, pag. 189).

Perché?

Gli incantesimi divinamente ispirati dalle parole sono apportatori di piacere, liberatori di dolore; incontrandosi con l’opinione dell’anima, la potenza dell’incantesimo la ammalia, la persuade, la trascina con il suo sortilegio. (ibidem, pag. 189).

Ironica sembra la definizione dell’unica debole difesa contro lo strapotere della parola:

Se infatti tutti riguardo a tutte le cose possedessero memoria degli avvenimenti passati, consapevolezza di quelli presenti e previsione di quelli futuri, il discorso pur rimanendo lo stesso, non avrebbe la stessa efficacia che possiede nei confronti di quanti ora non sono in grado di ricordare il passato, osservare il presente e prevedere il futuro. (ibidem, pag. 191).

Come riportato nella vignetta, si possono usare i suoni linguistici per infestare di fantasmi la mente delle persone. Nell’uso politico si traccia la linea fra noi e loro, assegnando al noi la vita e a loro la morte.

Il buio attorno e nella siepe

Qualche tempo fa avevo scritto del libro Il buio oltre la siepe chiedendomi se è e quanto venisse letto.

La realtà è peggiore della fantasia: negli USA qualche madre chiede di eliminarlo dalle scuole perché c’è una terminologia razzista. Da quanto riporta l’articolo, la scandalizzata signora non distingue fra il valore letterario e la terminologia diseducativa. Fraintendendo completamente il significato di opera d’arte, aggiungerei io.

Potere, menzogne e credulità

L’unica frase completamente rivelatrice che ha scritto non è mai stata tradotta con esattezza. L’originale dice: In der Größe der Lüge liegt immer ein Faktor des Geglaubtwerdens. Renderla fedelmente è difficile, perché non ha una struttura logica; è una frase mistica, con una sua propria grammatica. Questa è la traduzione che le si avvicina di più: “La grandezza di una menzogna contiene sempre un elemento che vuol essere creduto”. Da notare che la parola “contiene” non si riferisce alla “menzogna”, bensì alla “grandezza”. Che qui ha un doppio significato mistico: di grandezza nel senso quantitativo (una grossa menzogna), e di Assoluta Non Verità che contiene la qualità di essere creduta. In altre parole, la menzogna non è stata laboriosamente costruita per essere creduta; essa è nata dall’intuizione, e la sua stessa grandezza, automaticamente, impone l’adorazione. Questa è una delle chiavi del misticismo del Folle, quella che effettivamente gli ha aperto la porta del potere. Ovviamente, se la chiave è strana, la serratura deve essere stata ancora più strana.

A. Koestler, Lo Yogi e il Commissario, “Il grande Folle”, pag. 47, Liberal Libri, Firenze, 2002.

Il “grande Folle” è Hitler. L’Assoluta Non Verità qualcosa che vuole essere creduto da molti elettori, forse quando preferiscono una potere purificatore alla soluzione politica dei problemi.

la fine dell’ingenuità

Che il web 2.0 sia diverso dalla rete di fine primo o di inizio secondo millenio, lo so. Ma avendo letto il report di Luca De biase dell’intervento di Rodotà al seminario Internet e democrazia tenutosi alla Fondazione Basso il 20 aprile scorso, vedo scritto nero su bianco che “L’idea dello spazio internettiano libero e autoregolato si confronta con la pratica dell’influenza sempre più chiara degli stati nella struttura della rete”.

Lo spazio della rete non gode più di quella libertà anarchica e innocente, forse, che ho avuto il piacere di sperimentare. Una volta messo a tacere il fischio del modem 33.6 sono arrivate le silenziose linee ADSL e con esse spazi sociali diversi che forse rendono praticabile l’idea di democrazia deliberativa partecipativa, come ha sostenuto Jean Carlos De Martin.

Quindi da un lato la perdita dell’ingenua speranza che Internet restasse uno spazio incontrollato dalla censura ma dall’altro nella nuova Internet si possono ritrovare forme di partecipazione che sembravano perdute. Meno ingenui per tempi in cui il rapporto fra Internet e democrazia si fa più maturo.

Ma il seminario, cui purtroppo non ho partecipato, è stato interessante anche perché ha toccato l’educazione. La tesi è che l’offerta educativa può cambiare se risponde alla domanda posta dagli studenti di un racconto del futuro. E qui, direi, entra in gioco la maturità e allo stesso tempo la speranza: raccontare un futuro ai giovani praticabile. Mi piace.

blending e opinione pubblica – 2

A volte ritornano e io ritorno con una breve descrizione del corso su Kant e opinione pubblica che ho allesitito per una quinta superiore, anche perché alcuni lettori mi hanno chiesto di essere aggiornati.

Ho aggiunto alcuni documenti, in particolare dei filmati preparati da me sull’opinione pubblica e su alcuni concetti base: opinione pubblica come giudizio espresso dalla società civile la quale non è né la vita privata né la vita istituzionale. Con un caso di serendipity ho trovato un intervento del Presidente dell’ISTAT, Enrico Giovannini: Numeri e democrazia, che è molto interessante e pertinente.

Inoltre mi sono ricordato di una scena di un film molto bello: Forrest Gump. La scena in cui Jenny, la compagna di scuola di Forrest, incita Forrest a correre per non essere picchiato da dei bulli e correndo Forrest rompe i tutori alle gambe. L’ho aggiunta a quelle serie perché secondo me rappresenta molto bene cosa significhi liberarsi da quelle catene che sono i tutori che impediscono i movimenti e ingoffiscono il corpo e la mente. La corsa con cui Forrest si affranca mi ha fatto pensare a quanto liberarsi dalle tutele inadeguate e inopportune liberi dal risentimento, dall’autocompiacimento e dalla violenza.

Ho messo tutto nella pagina del corso e ho avvisato la classe con una mail. Ora aspetto qualche reazione. Nel frattempo ho sbirciato nei log e ho scoperto che alcuni studenti sono entrati nel corso, hanno deambulato fra le risorse messe a disposizione e visto qualche filmato. Nessuno ha scritto nulla.

Resto in attesa.

blending e opinione pubblica

Fra poco inizierò a trattare in e-learning un breve testo di Kant “Risposta alla domanda: che cos’è l’illuminismo?” È un testo fondamentale per la nascita dell’opinione pubblica. Poi i libri di storia e italiano spesso ne citano la frase iniziale perché efficace ed elevata. Lo riporto:

L’illuminismo è l’uscita dell’uomo dallo stato di minorità di cui egli stesso è colpevole. Minorità è l’incapacità di servirsi della propria intelligenza senza la guida di un altro. Colpevole è questa minorità, se la sua causa non dipende da un difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi di essa senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! Questo dunque è il motto dell’illuminismo.

Le successive analisi di Kant, però, sono regolarmente tralasciate e la loro semplice grandezza viene accartocciata in una formuletta memorizzata per l’interrogazione. La domanda cruciale – come si fa a uscire dalla condizione di minorità? – non è neanche sfiorata. In fondo è molto più rassicurante fare riferimento a un generico appello all’autonomia della ragione che leggere di tutori che nella loro interessata benevolenza spaventano e castrano coloro che hanno sotto tutela così da poterne avere il denaro. E nel breve elenco dei tutori interessati al denaro dei propri tutelati troviamo i dottori, i preti e anche i maestri. Ci credo che i professori lo tralascino.

Ho intenzione di trattarlo principalmente su internet perché è il luogo in cui si formano le idee, si condividono e si distribuiscono le conoscenze che danno forma e forza al dibattito pubblico.

Ne ho parlato in classe prima delle vacanze natalizie e per questo la definisco blended. Il primo obiettivo del corso è accertare se la distinzione fra uso pubblico e uso privato della ragione sia valida ed entro quali limiti. Perciò metto a disposizione dei ragazzi sia dei link a parti del corso online Federica Web Learning sulla Comunicazione Politica organizzato dalla Prof.ssa Rosanna De Rosa, docente di Comunicazione Politica presso la Facoltà di Sociologia dell’Università Federico II, sia dei miei filmati con in quali illustro alcuni concetti base. A breve aggiungerò qualcosa di Levy e sul Web 2.0. I ragazzi dovrebbero produrre un documento – testo, presentazione, filmato, audio – nel quale espongono le loro tesi.

In una prima ipotesi, avevo voluto approdare a Mill e alla sua opera On Liberty e fare riferimento agli open data. Ma sarebbe stato troppo.