E come possiamo noi postare Mentre uomini cadono dagli aerei E le donne saranno lapidate sulle piazze O picchiate nelle case.
La leggerezza delle nostre libertà Oggi pesa come lo sguardo Di chi è stato tradito, da noi.
Ora che l’uscita degli USA dall’Afghanistan è completata, pubblico queste poche righe che ho scritto ad agosto. Non per altro ma solo perché penso alle donne, ai bambini, alle bambine e agli uomini rimasti.
Il fallimento di una generazione di politici, di militari, di organizzazioni non governative, di finanziatori, di imprenditori.
Per i prossimi anni non potremo essere altro che testimoni di violenza, uccisioni, distruzione. L’unica speranza è che gli afgani trovino il coraggio e la forza di liberarsi degli assassini che ora governano perché nessuno è stato capace di liberarsi dei corrotti che li hanno preceduti spianando la strada.
Per il resto è una vergogna. E essere almeno testimoni della morte e delle torture, sapendo che non è stato fatto nulla di efficace per evitarle.
Voglio tornare a quelle moto, a quella speranza che per essere liberi bastasse una moto, una giacca di cuoio, qualche centinaio di dollari in tasca.
E poi quelle strade lunghe, aperte, dritte fatte apposta per correrci alla velocità giusta: né troppo lenti né troppo veloci. Sentire con il corpo e la mente di essere ovunque nello spazio e nel tempo ma allo stesso tempo di respirare qui e ora, immersi nel profumo del sole, della notte e della vita.
E quella bella sensazione degli stivali appoggiati sul pianale della moto che viaggiano sulla strada come se fossero i calzari di Mercurio.
E quella giacca di cuoio che sei come un Dio fra gli uomini e una tentazione per le donne.
Ma sopratutto la libertà di viaggiare, perché quello che conta non è la destinazione ma il viaggio, iniziarlo e proseguirlo. Oggi, domani e anche ieri.
Ma poi li hanno uccisi quei due che viaggiavano liberi, con i loro stivali e tutto il resto; loro che viaggiavano senza offendere nessuno, senza altra bussola che gli stivali e la moto.
Vorrei averle provate queste sensazioni, sulle strade degli Stati Uniti con quelle moto, con quelle giacche e quegli stivali.
Vorrei averla provata quella libertà assoluta come ti accade una volta nella vita quando sei giovane e non sai ancora tutte le necessità che ti porti nella carne fin dalla nascita.
Fra tutte le musiche inserisco The Ballad of Easy Rider perché suggerisce qualcosa di quella libertà che forse consiste nel lasciarsi andare al fluire della vita e della morte: The river flows, it flows to the sea/Wherever that river goes that’s where I want to be. Libertà è essere tutt’uno con l’essere? A margine: questi due versi sono di Dylan.
Sostenere che l’unico tipo di rapporto accettabile è quello fra uomo e donna, secondo le regole della natura significa escludere una grande quantità di modi di vivere.
Se questa idea viene assorbita da una concezione etica dello stato, allora chi non è sposato deve essere sanzionato.
Durante il fascismo c’era la tassa sul celibato. Era una politica a favore dell’aumento demografico il cui effetto fu di consolidare l’immagine della zitella racchia o intrattabile o facile e dello scapolo impenitente o nascostamente omosessuale.
In tutto ciò è in gioco non solo la libertà delle persone ma anche la dignità che deriva dalla possibilità di dire con verità ciò che si pensa o desidera.
L’altro giorno inizio in una classe una serie di lezioni sul tema dello stato: Platone, Aristotele e giù di lì. Per introdurre l’argomento faccio un brainstorming a partire da una frase che ho scritto alla lavagna: “cosa rende migliore un governo?”
Chiedo a tutti uno per uno e ne emergono le seguenti aree:
organizzazione;
onestà;
multe progressive per reddito;
ordine.
Alla fine chiedo: “Ma avete paura della libertà?”
La classe resta in silenzio. Poi uno dichiara “Si” un altro chiede “Quale tipo di libertà?”
Per la mia generazione la parola chiave era libertà.
L’amministrazione ha il compito di risolvere i problemi. La politica quello di riunire gli uomini nell’idea emozionante che i problemi possano essere colti in un orizzonte anche simbolico. Perciò abbiamo bisogno di buoni politici.
Per associare gli uomini e le donne ci si può contrapporre ad altri, dei “loro” che possono diventare anche il “nemico” da cui differenziarsi, da isolare o da distruggere. La linea tracciata fra “noi” e “loro” non è concreta ma simbolica, emotiva spesso pseudo razionale. Come in tutte le linee di confine, le proiezioni e i fantasmi degli abitanti ai due lati della demarcazione spesso la fanno da padrone. Insistere troppo sulla differenza rispetto all’altro significa alimentare stereotipi con l’annessa paura di essere contaminati dal nemico.
Il leader può anche farsi carico degli errori e delle speranze della propria parte, indipendentemente dall’altro. Trovare le ragioni del “noi” nelle speranze e nei limiti comuni.
Un buon politico usa la simbologia e la retorica per trovare un equilibrio fra questi due aspetti in tensioni.
In quel di Vilnius esiste un quartiere dotato di una propria costituzione. E’ la Costituzione della Res Publica di Uzopio i cui 41 articoli sono scritti in almeno una quindicina di lingue ciascuna su una lastra di metallo lucido: arabo, finlandese, greco e altre ancora.
Alcuni articoli fanno sorridere – 12: Il cane ha diritto di essere un cane. 13: Il gatto non è obbligato ad amare il suo padrone, ma deve essere di aiuto nei momenti di necessità – altri hanno formule più solenni – 17: Tutti hanno il diritto di essere infelici. 18: Tutti hanno il diritto di stare in silenzio.
Poi ci sono quelli conclusivi, che a rileggerli mi commuovo, chissà perché.
Saggio sulla libertà. L’ho letto. Mi piace, anche se “piacere” non descrive completamente i sentimenti e i pensieri che suscita in me. Ma al di là della mia reazione, mi piace ricordarlo in questi tempi di conformismo violento e intollerante mascherato da rivoluzione. Copio e incollo da Wikipedia la presentazione.
Partendo da Tocqueville, Mill analizza il rapporto tra individuo e società, ritenendo che il primo debba fare tutto quel che vuole o può, a patto di non danneggiare un altro individuo o la società, che ha diritto di difendersi. Promotore di un «governo di tutti per tutti», l’autore ha un’idea di Stato che dovrebbe limitare meno possibile la libertà degli individui, l’espressione di ogni opinione essendo comunque utile anche quando non sia socialmente considerata giusta.
Quindi il libro si presenta come una difesa della diversità e della libertà di opinioni, contro l’unanimità e il conformismo, in particolare prevedendo per ognuno libertà di coscienza, pensiero ed espressione, libertà di perseguire la felicità e libertà di associarsi.