Vedo su Facebook i profili dei miei ex studenti e studentesse. Purtroppo alcuni sono morti sia di malattia sia per scelta, per così dire. Recentemente vedo molte gravidanze o parti. Sono delle sorprese e tutto sommato questa generazione ha più coraggio della mia perché a trent’anni o prima si impegnano con gravidanze. Alcuni matrimoni. Alcune persone hanno trovato un amore reciproco dopo anni di sofferenza e abbattimento.
Poi ci sono le comunicazioni veloci di Istagram: una scritta, una fotografia con un commento ironico, alcune fotografie con amici e amiche. Ma nessuna scritta. Sembra di vedere delle parabole possibili: alcune persone a forza di essere ironiche dopo un rifiuto fanno del personaggio su Istagram la propria costante. E’ sempre difficile accettare i dolori che l’amore lascia dietro di sé, ma è questione di vita o di morte. Da certe cose occorre liberarsi. Anche qui molte neomadri con i bambini. Ma non sempre si vede il padre, che non viene neanche citato. Molti profili di Istagram non sono su Facebook. Molte le dichiarazioni d’amore.
La maggioranza delle foto ha una certa bellezza. Le espressioni ora sono meno avide di qualche anno fa, forse alcuni colpi ricevuti o dolori inaspettati iniziano a rendere più indifesi e delicati.
Non sempre i contatti con la classe sono mantenuti. Allo stesso modo non vedo i profili di molti forse inabissati nel mare fuori Istagram e Facebook o esclusi algoritimicamente dalle mie visualizzazioni. Molte fotografie con nonne e nonni. Il lavoro è il grande assente. Così come la scuola.