le mie elementari, prima puntata

Ho fatto le elementari dal 1969 al 1974 alla scuola Vittorio Alfieri, che da qualche anno si chiama Istituto Comprensivo Rita Levi Montalcini.

La scuola, che nel 2010 ha festeggiato il proprio centenario con una esposizione e una pubblicazione sulla propria storia, è nata come succursale della Boncompagni, in via Susa n. 5. Diviene autonoma nel 1903 quando, con delibera comunale del 3 aprile 1903, si stabilisce l’intitolazione del compartimento scolastico al noto poeta e drammaturgo piemontese Vittorio Alfieri (Asti, 1749 – Firenze, 1803). Sede di patronato che nell’anno scolastico 1905-1906 inizia la distribuzione della merenda ai 141 alunni ammessi all’assistenza, la scuola si trasferisce nel 1910 nell’attuale sede, costruita su progetto dell’ing. Ghiotti per conto del Comune e realizzata dall’Impresa Porcheddu con una spesa di 450.000 lire. Il progetto prevedeva un edificio di tre piani con 24 aule, sala direzione, sala insegnanti, alloggi per bidelli nel sottotetto, 2 palestre una maschile e una femminile e un edificio a un piano solo nella parte centrale adibito a refettorio. La struttura occupa metà di un isolato urbano (l’altra metà è stata gradualmente saturata sempre da edifici scolastici) adiacente a un area adibita a verde pubblico, che prima era sede del Mattatoio. Durante la prima guerra mondiale la scuola si trasforma in Caserma Vittorio Alfieri, sede dei soldati di artiglieria, e negli anni successivi, ritornata a funzione di scuola, ogni aula viene dedicata a un ex allievo caduto in guerra attraverso l’affissione di targhe commemorative. Parzialmente sinistrata e poi ristrutturata dopo il secondo conflitto mondiale, la struttura negli anni Sessanta e Settanta si trova a non riuscire più a soddisfare il crescente numero di alunni e, dopo aver subito il disagio dei doppi turni, la soluzione è portata dalla costruzione nel 1974 di una succursale in via Collegno 73. Quest’ultima, tutt’ora attiva, adotta metodi montessoriani. Fonte: Sistema Informativo Unificato per le Sopraintendenze Archivistiche.

Nel cortile della scuola c’erano delle casematte a forma di ogiva costruite durante la seconda guerra mondiale come rifugio antiaereo. Fra noi bambini si diceva che ci fosse un labirinto di gallerie in cui era possibile perdersi per sempre.

Del resto ai tempi si potevano ancora trovare bombe inesplose, munizioni come residuo della guerra.

Angolo della scuola Alfieri, inizio secolo.

L’edificio aveva tutte le tracce di un mondo che stava per scomparire: la divisione fra aule femminili e aule maschili, i corridoi lunghi, grandi con ai lati alte finestre dotate di grate spesse. I muri massicci sembravano fatti apposta per intimidire bambini e bambine. Alcune maestre, inoltre, avevano una fama terribile: severe nei comportamenti e ascetiche nel fisico.

Per un certo periodo facemmo i doppi turni: alcune classi la mattina e altre al pomeriggio. Non lo ricordo come un periodo disagiato o faticoso. Anzi per certi versi era divertente.

Ma c’erano anche altri segni del cambiamento epocale in cui eravamo coinvolti come attori inconsapevoli. La presenza di persone da altre regioni e il boom demografico: aule, maestre, il Direttore stesso, non erano preparati alla massa di persone che si riversavano nelle aule delle scuole. La quieta efficienza sabauda incorniciata nell’edificio di stampo giolittiano veniva messa a dura prova da cognomi calabresi, pugliesi, siciliani, campani, molisani, umbri portati da bambine e bambini che a fatica si aggiravano in quegli spazi enormi e istituzionali. I doppi turni furono la risposta immediata a un problema epocale.

Ma a me non interessava minimamente l’origine dei miei compagni e i doppi turni non furono un problema.

Seconda parte: https://avventuredidee.wordpress.com/2020/07/26/le-mie-elementari-seconda-puntata/

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