sono un professore e

non sopporto alcune cose che si dicono sulla mia professione, sulla scuola e sugli studenti. Le elenco.

  • L’insegnamento è una passione. Provaci tu a spiegare Kant a 20 studenti ormonali mettendoci la passione.
  • L’insegnamento può essere fatto solo in presenza. E come la mettiamo con Platone che difficilmente può fare lezioni dal vivo?
  • L’insegnamento non è una professione come le altre. Nessuna professione è come le altre, si chiama specializzazione.
  • Le insufficienze servono per crescere. Versione pedagogico moralistica della sofferenza come via di redenzione.
  • Gli studenti non sono come ai miei tempi. Neanche io sono come ai miei tempi.
  • Gli studenti non hanno rispetto. Nella mia generazione alcuni gettavano bombe contro poliziotti, dirigenti industriali; un gruppo si è dedicato con tale impegno che ha rapito e ucciso Aldo Moro. Non scordiamo la grande quantità di tossicodipendenti che rubavano per strada dopo aver svuotate le proprie case per comprarsi l’eroina.

Ma sopratutto c’è una cosa che sopporto meno di tutte:

  • l’inerzia conservatrice che blocca qualsiasi iniziativa, cambiamento, aggiustamento, della scuola.
  • inerzia alimentata dall’incompetenza politica e comunicativa di buona parte di chi ha compiti ministeriali di governo.

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