Non riguarda strettamente la didattica, ma è un libro bello.
Sto rileggendo le Affinità elettive di Goethe, che ho già letto almeno due volte e ogni volta scopro delle cose nuove. Un brano che mi ha colpito riguarda Edoardo, uomo maturo, sposato con Carlotta, il quale sarà travolto dalla passione per Ottilia. Il brano che riporto è successivo a un colloquio fra Edoardo e il capitano, suo amico riflessivo e pragmatico.
Edoardo avvertì in queste osservazioni un leggero rimprovero. Non disordinato di temperamento, egli tuttavia non riusciva a tenere le sue carte suddivise secondo la materia. Quello che andava trattato con altri, quello che dipendeva da lui medesimo, era tutto insieme, così come non sapeva separare gli affari dalla conversazione, gli impegni dal divertimento. La cosa diventava facile, ora che un amico se ne prendeva l’incarico, e un secondo io operava quella distinzione alla quale l’io unico non riusciva ad acconciarsi.
Un primo aspetto della psicologia di Edoardo: non è disordinato ma non mantiene le differenze. Il proprio e l’altrui sono confusi. E ho una domanda: possiamo interpretare questo come partecipazione empatica?